Grillo affonda Conte: «Non ha visione»
«Conte non ha visione e capacità manageriali. Non permetto un partito unipersonale». Il «Big Bang» del Movimento 5 Stelle si consuma in un afoso pomeriggio di fine giugno. Beppe Grillo, dopo averci pensato 24 ore, rompe il silenzio a cui si era affidato per non strappare subito e affonda Conte.
Affonda l’unico esponente politico in cui tantissimi, nel Movimento, credevano per il rilancio. Ma sulla testa alla fine ha vinto il cuore. E la voglia di Grillo di dire «Vaffa» ad uno «Statuto seicentesco». Non è il solo coup de théâtre partorito dal co-fondatore. Che decide di tornare al passato, contattando Davide Casaleggio e chiedendogli di indire sulla piattaforma Rousseau la votazione per il Comitato direttivo previsto dall’attuale Statuto. L’unico vigente e legittimato dal voto degli iscritti. Ma il post di Grillo potrebbe determinare l’implosione del Movimento. E per Conte ora si affaccia una strada, quella di creare un suo partito ancorato al campo largo del centrosinistra.
Grillo prima di pubblicare il post fa il punto con i suoi legali, che lo rassicurano sue due elementi: solo il Garante ora può indire una votazione e questa va fatta su Rousseau, legittimata dall’attuale Statuto. Farlo su un’altra piattaforma avrebbe esposto Grillo e l’Associazione 5 Stelle a nuovi ricorsi. Il resto del post, dal titolo ironico «Una bozza e via» è un clamoroso «adieu» a colui al quale, 2 anni fa, l’ex comico aveva affibbiato il rango di Elevato.
«Assumersi la responsabilità significa smettere di voler creare l’illusione di una realtà diversa da quella attuale ed affrontarla. Insieme, con i tempi e le modalità giuste. Come una famiglia, come una comunità che impara dagli errori e si mette in gioco senza rincorrere principi azzurri», attacca Grillo con un riferimento ad hoc alla parola famiglia dopo che Conte gli aveva dato il suo aut-aut: scegliere tra essere un padre generoso o un padre padrone. È un fiume in piena, Grillo. «Conte può creare l’illusione collettiva (e momentanea) di aver risolto il problema elettorale, ma non è il consenso elettorale il nostro vero problema. E invece vanno affrontate le cause per risolvere l’effetto ossia i problemi politici e i problemi organizzativi. E Conte, mi dispiace, non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione», spiega il co-fondatore che dà al Comitato direttivo il compito «di elaborare un piano di azione da qui al 2023, concordando una visione a lungo termine, al 2050».
Le sue parole arrivano come un «bomba» nei corridoi parlamentari e non solo. A Palazzo Madama, dove i contiani sono in maggioranza, scatta subito un principio di rivolta. Alla Camera regna il disorientamento. La bacheca di Grillo ma anche quella di diversi «big» viene presa d’assalto dalle proteste degli iscritti. Un’assemblea dei deputati è convocata per stasera alle ore 19. I turbo-contiani, a taccuini chiusi, aprono già all’idea di un partito di Conte. Un partito ancorato al centro-sinistra ma senza il brand del M5S.
Un partito che avrebbe bisogno di copiosi finanziamenti e questo rappresenta, per l’ex premier, un problema. Nel frattempo, gli espulsi del Movimento - a cominciare dagli anti-Draghi - passano al contrattacco. Il «vaffa» di Grillo a Conte a loro apre, d’improvviso, uno spiraglio. «Mi metto a disposizione, un utopista folle riesce molto di più di realisti opportunisti», annuncia Nicola Morra.
E il silenzio di Alessandro Di Battista, in viaggio sulle Ande, non durerà a lungo. Dalle parti di Conte le bocche sono cucite. «Usciremo, ma non ora», spiegano fonti a lui vicine. C’è spazio, forse, per un’ultimissima mediazione. Quella a cui richiama Vincenzo Spadafora e alla quale potrebbero lavorare, nei prossimi giorni, Di Maio e Fico. L’obiettivo resta quello di far coesistere un M5S che ha un solo «padrone», Grillo, e un ex premier che ha un consenso altissimo. In questo senso, un direttorio «cuscinetto» potrebbe placare le acque.
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