Grandiosità e dolore, la memoria nell'ultimo canto ebraico
«Canta. Prendi la tua arpa curva e leggera e sulle sue corde sottili getta le tue dita, pesanti come cuori dolenti. Canta l’ultimo canto, l’ultimo canto degli ultimi ebrei in terra d’Europa». Vibrano nell'aria le parole di Itzhak Katznelson, interpretate dall'attore Luciano Bertoli e accompagnate dai musicisti Alessandro Adami (voce e fisarmonica), Stefano Zeni (violino) e Matteo Mantovani (chitarra).
Sul palco dello Stara Zajezdnia Kraków, un'ex stazione dei tram nel quartiere ebraico di Cracovia, il gruppo di artisti bresciani al seguito della carovana di «Un treno per Auschwitz» si è esibito per i 650 ragazzi bresciani. «Ragazzi straordinariamente maturi - ci ha tenuto a dire Lorena Pasquini, organizzatrice - sono rimasta colpita dalla vostra reazione così intensa e responsabile».
«Un testo grandioso e terribile, tratto da “Il canto del popolo ebraico massacrato” - spiega Alessandro Adami, artista che fa parte anche dei Klezmorim e che da anni partecipa al progetto culturale dell'associazione ILuoghi e dell'archivio storico di Cgil -. "Dos Lid"(Il canto spezzato) è il nostro adattamento dell'opera scritta dal poeta yiddish durante il periodo di prigionia nel ghetto di Varsavia. Katzenelson venne deportato e assassinato ad Auschwitz, ma i suoi scritti sopravvissero».
Arrotolati in alcune bottiglie di vetro, i messaggi furono ritrovati sepolti in un punto preciso, come da lui stesso indicato. E questa sera rivivono, attraverso l'arte e la lettura sensibile e rispettosa di Bertoli, che interpreta la disperazione del poeta, straziato dal vuoto dell'abisso.
Una sorta di qaddish (discorso funebre), per un popolo martoriato dalla strage, la cui memoria ora è affidata anche ai ragazzi venuti fin qui. Gli stessi ragazzi che domani visiteranno il lager di Auschwitz, proprio a poche ore dalla scomparsa di Alberto Sed, 91 anni, reduce dell'Olocausto italiano, che proprio in quel campo visse l'inferno della prigionia nazista.
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