Gimbe: il vaccino antinfluenzale c'è solo per 1 italiano su 3
Nonostante gli inviti ad effettuare quest'anno massicciamente la vaccinazione antinfluenzale, per evitare la concomitanza di sintomi simili all'infezione da Covid-19, solo 1 italiano su 3 potrà avere a disposizione la dose necessaria ed anche tra le fasce a rischio la copertura vaccinale, in 9 regioni, non arriverà al 75%.
La stima è della Fondazione Gimbe, confermata dall'esperienza sul campo dei farmacisti che denunciano come i vaccini non siano ancora stati distribuiti, mentre un nuovo studio evidenzia come proprio l'antinfluenzale potrebbe ridurre le morti da Covid. Di questo passo, avverte Federfarma, il rischio è che salti l'avvio della campagna vaccinale già da ottobre, secondo l'anticipo indicato dal ministero della Salute proprio per fronteggiare meglio la gestione dei prevedibili casi di Covid con l'inizio della stagione fredda.
Ad oggi, è l'analisi del presidente Gimbe Nino Cartabellotta, c'è una «esigua disponibilità di vaccino antinfluenzale» e le 17,8 milioni di dosi acquistate dalle Regioni «basteranno a garantire il vaccino solo a 1 italiano su 3. E addirittura 9 regioni rischiano di non garantire neppure il 75% della copertura delle categorie a rischio».Al momento, le Regioni hanno ceduto alle farmacie l'1,5% delle dosi acquistate (circa 250.000) per le vaccinazioni della popolazione non a rischio, ma è un quantitativo insufficiente.
Ad oggi, «mi risulta che i vaccini non siano arrivati nemmeno ai medici di famiglia per le fasce di popolazione protette - afferma il presidente di Federfarma Marco Cossolo - e le dosi alle farmacie sono assolutamente esigue». Per far fronte a ciò «alcune Regioni stanno pensando di rimodulare le dosi acquistate, ma attualmente solo l'Emilia Romagna ha deciso di stornare 36mila dosi da quelle per le fasce protette per destinarle alle farmacie».
Insomma, avverte, «siamo in una fase di stallo e se non ci saranno risposte in tempi bevi la campagna vaccinale rischia di partire in ritardo, con conseguenze preoccupanti».
Da parte loro, le aziende farmaceutiche ribadiscono il proprio impegno: «L'industria ha fatto di tutto per rispondere alla domanda - sottolinea il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi - ma dal prossimo anno è fondamentale che la programmazione delle Regioni per l'approvvigionamento del vaccino sia fatta già da aprile, poichè i vaccini non possono prodursi da un giorno all'altro. Dunque le industrie continueranno a prendere ordinativi solo per le dosi che possono garantire in questo momento».
D'altro canto, quest'anno alle Regioni «sono andati 17,8 milioni di dosi, il 43% in più rispetto al 2019. Al momento è aperto un tavolo all'Agenzia italiana del farmaco e si sta lavorando a tutte le possibili soluzioni, inclusa l'importazione dall'estero, affinchè - afferma - il vaccino sia garantito non solo alle fasce protette ma anche al resto della popolazione».
E ad indicare l'estrema utilità dell'antinfluenzale è anche un nuovo studio del Centro Cardiologico Monzino di Milano, secondo cui tale vaccino aiuterebbe a combattere direttamente il SarsCov2. Durante il lockdown, infatti, nelle Regioni con un più alto tasso di copertura vaccinale tra gli over65enni, c'erano meno contagi, meno pazienti ricoverati con sintomi, in terapia intensiva e morti per Covid-19. Si stima che un aumento dell'1% della copertura vaccinale negli over 65 avrebbe potuto evitare 78.560 contagi.
Oltre all'antinfluenzale, altra arma fondamentale resta la mascherina che, sulla base di una teoria pubblicata dalla University of California, potrebbe diventare un «vaccino rudimentale» perchè, pur schermando l'ingresso del virus nelle grandi quantità, potrebbe comunque permettere a poche particelle virali di passare e penetrare nelle vie respiratorie di chi la indossa, attivando così un processo di immunizzazione contro il SarsCov2, pur con un'infezione senza sintomi.
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