Farah, studentessa a Verona costretta ad abortire in Pakistan
Dopo il caso di Sana, arriva quello di Farah. La giovane studentessa di 20 anni di origine pakistana e residente a Verona, sarebbe stata portata nei mesi scorsi dai parenti nel paese di origine, e qui costretta ad abortire il figlio che aveva concepito con il suo ragazzo, un veronese che frequenta la sua stessa scuola, e che aveva deciso di tenere.
La vicenda è stata pubblicata oggi dal quotidiano L'Arena, ed è basata sui messaggi che la giovane avrebbe inviato via WhatsApp alle compagne di scuola, che hanno informato la dirigenza scolastica. Sulla base della segnalazione dei docenti si è attivata la Digos della Questura scaligera, ma la giovane sarebbe ancora in Pakistan.
L'istituto scolastico nei mesi scorsi aveva deciso di anticipare per la giovane i tempi dell'esame di maturità, per permetterle di portare a termine la gravidanza. Ma in gennaio la famiglia della ragazza ha deciso di partire per il Pakistan, per una delle visite periodiche ai parenti.
Da qui, la ragazza avrebbe scritto più volte alle amiche di essere stata legata a un letto, sedata e infine costretta ad abortire da un medico compiacente. Gli investigatori hanno attivato il consolato pakistano in Italia mettendo a disposizione tutto il materiale e le testimonianze raccolte.
La vicenda viene riportata anche dal Corriere del Veneto, il quale riferisce che la giovane l'anno scorso aveva già denunciato il padre per maltrattamenti ed era stata ospitata per qualche tempo in una struttura protetta, tornando però in seguito in famiglia. Il pretesto per il viaggio in Pakistan sarebbe stato giustificato con il matrimonio di un fratello, ma si sarebbe trasformato nella segregazione e nella costrizione all'aborto.
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