Italia e Estero

Entro il 2100 molti ghiacciai sulle Alpi si scioglieranno

Dal 1961 al 2016 i ghiacciai hanno contribuito all'innalzamento del mare con circa 27 millimetri, circa il 30%
Ghiacciaio del Presena   © www.giornaledibrescia.it
Ghiacciaio del Presena © www.giornaledibrescia.it
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Sulle Alpi, così come in molte altre parti del mondo, la maggior parte dei ghiacciai si scioglierà entro il 2100: queste icone dei cambiamenti climatici, infatti, contribuiscono già in maniera importante all'innalzamento del livello dei mari e in misura più alta del previsto. Lo afferma uno studio guidato dall'Università di Zurigo e pubblicato su Nature, che ha effettuato nuovi calcoli con i dati già noti: dal 1961 al 2016 i ghiacciai hanno contribuito all'innalzamento del mare con circa 27 millimetri, circa il 30%.

«I ghiacciai rappresentano circa il 5% dei ghiacci sul pianeta, il resto è costituito da Groenlandia e Antartide», spiega all'Ansa Massimo Frezzotti, ricercatore dell'Enea e  residente del Comitato Glaciologico Italiano, i cui dati sono tra quelli utilizzati per lo studio. Tuttavia non è semplice stimare la loro perdita di massa e il loro apporto all'innalzamento degli oceani. «Questa ricerca offre un aggiornamento e una migliore stima - aggiunge Frezzotti - basati comunque su conoscenze già note».

I ricercatori guidati da Michael Zemp, infatti, hanno utilizzato dati provenienti da 19.000 ghiacciai e hanno stimato i cambiamenti nella loro massa avvenuti tra il 1961 e il 2016: i risultati indicano che hanno provocato un innalzamento di 27 millimetri. In particolare, il periodo tra il 2006 e il 2016 ha contribuito da solo con circa 1 millimetro all'anno. Questo vuol dire che l'apporto dei ghiacciai ha raggiunto più o meno quello della Groenlandia e ha superato quello dell'Antartide.
«I ghiacciai sono un'importantissima risorsa economica, specialmente nei periodi di siccità», dice il ricercatore italiano. «Ormai è noto a tutti che i ghiacciai alpini si stanno ritirando e che il loro scioglimento è accelerato negli ultimi anni. Se le condizioni restano quelle attuali», conclude Frezzotti, «entro il 2100 probabilmente rimarranno soltanto quelli che si trovano oltre i 3.000 metri di quota».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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