Eitan, mandato di cattura internazionale per il nonno
Due mandati di cattura internazionali, chiesti dalla procura di Pavia, sono stati emessi nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan, Shmuel Peleg, e dell'uomo di 50 anni, G. A. B., israeliano, che era alla guida della macchina con cui il bambino fu portato a Lugano per essere imbarcato su un aereo privato con destinazione Tel Aviv.
Lo scrivono oggi Il Corriere della Sera e La provincia pavese. Il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone è al centro di una contesa tra due rami familiari. «Aspettiamo di vedere cosa succederà a livello internazionale, ossia la risposta delle autorità israeliane sul mandato d'arresto internazionale e poi procederemo con la chiusura indagini e con la richiesta di processo». Lo ha detto all'Ansa il procuratore facente funzioni della Procura di Pavia Mario Venditti a proposito dei mandati di cattura internazionali nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan. Il procuratore ha precisato che l'ordinanza di custodia cautelare che attiva il mandato d'arresto dovrebbe essere già stata «trasmessa» dalla Procura generale di Milano al ministero della Giustizia.
Shmuel Peleg potrebbe rapire ancora Eitan se rimanesse in libertà. Il pericolo di reiterazione del reato è contestato nell'ordinanza emessa dal gip di Pavia, su richiesta della Procura. Contestato anche il pericolo di inquinamento probatorio, mentre dai primi accertamenti risulta che l'autista israeliano Gabriel Abutbul Alon lavorava per una agenzia di contractor con sede negli Usa. «A ulteriore conferma della pianificazione del sequestro, vi sono inoltre i numerosi viaggi in Svizzera effettuati nelle giornate immediatamente precedenti l'11 settembre», giorno del rapimento, e accertati «grazie all'analisi del traffico telefonico, dove sia il Peleg», nonno materno di Eitan, «sia l'Alon Abutbul», autista «verosimilmente appartenente alla compagnia militare privata denominata 'Blackwater'», avevano «definito le fasi finali del progetto criminoso».
La Procura spiega anche che «la condotta degli ex coniugi Peleg», ossia il nonno Shmuel e la nonna Esther (anche lei indagata, ma non destinataria del mandato d'arresto) «è stata contrassegnata anche da alcuni tentativi di corruzione al fine di agevolare il loro intento criminoso, come testimoniato da una cittadina israeliana, ormai da parecchi anni residente in Italia, la quale nel mese di luglio scorso era stata contattata telefonicamente per conto della Esther Athen Cohen», ossia la nonna materna, «con la proposta di aiutare la donna a portare il bambino in Israele in cambio di una cospicua ricompensa in denaro».
I legali del nonno materno di Eitan, Shmuel Peleg, rappresentato sul fronte penale in Italia dall'avvocato Paolo Sevesi, hanno già depositato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano contro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Pavia con conseguente mandato d'arresto internazionale e richiesta di estradizione, a carico dell'uomo accusato del rapimento del nipote. Il ricorso è stato depositato oggi con riserva di motivazioni, anche perché i legali non hanno ancora avuto accesso agli atti e all'ordinanza.
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