Draghi in Senato: «Scuole aperte dopo Pasqua»
Adeguamento alle linee nazionali, pragmatismo, unità. Mario Draghi, in tre mosse, tenta di porre fine ai deregliamenti che, nella campagna vaccinale, hanno coinvolto le Regioni.
E la voce del capo del governo, in occasione delle comunicazioni in Parlamento in vista del Consiglio Ue, si fa sentire: «Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale», sottolinea Draghi.
Il suo è un discorso a tutto tondo sul dossier vaccini, sul quale il premier chiede massimo coordinamento in Europa. Ma dal Parlamento il premier, in vista del prossimo decreto sulle misure anti-Covid, anticipa una riapertura graduale dopo Pasqua: a partire dalle scuole d'infanzia e primarie, se la situazione epidemiologica lo permetterà.
Il ritorno di Draghi in Aula dopo il sì alla fiducia del suo governo arriva sull'onda delle polemiche per il caos vaccini in Lombardia. «Le differenze tra Regioni sono difficili da accettare. Anche se le decisioni finali spettano al governo, solo con una sincera collaborazione tra Stato e Regioni il successo sarà pieno», scandisce il capo del governo mentre, in Umbria, la virata del governo ha già un primo effetto. Nella Regione, infatti, restano aperte solo le prenotazioni per «categorie prioritarie» mentre vengono sospese quelle «per tutte le categorie essenziali». Decisione messa in atto proprio per adeguare le linee regionali a quelle nazionali, con l'obiettivo di dare priorità «ad anziani e fragili».
E la proposta che il commissario Francesco Figliuolo inoltrerà alle Regioni sarà quella di una revisione delle percentuali di ripartizione dei vaccini in base alla popolazione residente. Il secondo trimestre della campagna di vaccinazione, per Draghi, non può permettersi intoppi.
L'obiettivo, spiega il premier, è quello di arrivare a «mezzo milione» di dosi al giorno. Allo stesso tempo, Palazzo Chigi vuole che sui vaccini ci sia massima trasparenza. «Il governo renderà pubblici i dati sul sito della Presidenza del Consiglio», spiega il premier puntando inoltre a procedure di prenotazioni più rapide. «Se si attua un certo pragmatismo nella sburocratizzazione dei processi andiamo più veloci, e lì abbiamo da imparare da altri Paesi», spiega in Aula, in un discorso più volte interrotto dagli applausi. Come quando annuncia che è ora di pianificare anche le aperture. A partire dalle scuole per i più piccoli, anche nelle zone rosse.
«Con Draghi siamo in piena sintonia»; esultano fonti della Lega. Ma anche Pd, M5S, FI, Leu e Iv si mettono sulla scia del premier: le risoluzioni di maggioranza sulle sue comunicazioni incassano 231 sì al Senato e 388 a Montecitorio.
Nelle prossime ore, però, Draghi si ritroverà con una platea più difficile: quella del Consiglio Ue, alle prese con il caso Astrazeneca e la stretta sull'export dei vaccini. «Sulla campagna è necessario rafforzare la credibilità dell'Ue. Se non funziona il coordinamento europeo occorre trovare soluzioni da soli», è il «pragmatismo positivo» spiegato dal premier, che applica il concetto «di autonomia strategica» anche sul dossier più cruciale, in questo momento, per il Vecchio Continente.
Rispetto degli accordi da parte delle multinazionali, sanzioni se questi accordi non sono rispettati, pronta sostituzione dei sieri mancanti con quelli di un'altra azienda, sono i tre pilastri della strategia italiana. E il premier si muove anche sugli altri fronti della politica estera, italiana ed europea.
Chiedendo che Bruxelles lavori al rispetto dei diritti umani non solo per la Turchia (il cui passo indietro dalla Convenzione è definito «gravissimo»), ma anche per i Paesi membri. Annunciando una missione in Libia per i primi di aprile. E invitando l'Europa a promuovere «un'agenda positiva» con Ankara e Mosca. Non solo.
L'auspicio di Draghi è che l'Ue arrivi «ad una soluzione globale» sulla Digital Tax. La congiuntura, sottolinea, con l'arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca è favorevole. E chissà che, domani, dal presidente Usa, non arrivi anche un aiuto sul fronte vaccini. «C'è forte soddisfazione» per la sua partecipazione al Consiglio Ue, rimarca Draghi.
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