Italia e Estero

Ddl Zan, nessun accordo: il testo in Senato il 13 luglio

Arriva l'ok alla data voluta da Pd, M5S e Leu. Italia Viva: dialogo con Lega e Forza Italia, che vogliono togliere «identità di genere»
Un momento della manifestazione a favore del ddl Zan a Torino a inizio giugno - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Un momento della manifestazione a favore del ddl Zan a Torino a inizio giugno - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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L’ok è arrivato nel tardo pomeriggio di ieri: la discussione in Senato sul ddl Zan comincerà il 13 luglio. Dopo lo stallo di queste settimane e la proposta di modifica di Italia Viva - l’ultima a intervenire dopo il Vaticano per mettere mano al disegno di legge approvato alla Camera a novembre scorso -, il disegno di legge contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo, approda in Aula. Il primo voto di Palazzo Madama ha infatti confermato la data del 13 luglio, deciso dalla capigruppo a maggioranza, respingendo la proposta di Lega e Fi. E in questo quadro si inserisce anche la sfida a sinistra tra Enrico Letta e Matteo Renzi, invitato dal Pd a votare sì al testo Zan. 

Leghisti e azzurri chiedevano infatti lo slittamento al 20 luglio nel tentativo di trovare una mediazione: proposta respinta da M5s, Pd e Leu che non credono possibile una intesa, sia da Iv e dalle minoranze linguistiche che invece hanno invitato al dialogo. Un confronto che se in pochi giorni non darà un risultato, aprirà ad una battaglia a suon di ostruzionismi e di valanghe di emendamenti da parte del centrodestra.

La giornata aveva un punto fermo, vale a dire il voto dell'Aula alle 16,30 per confermare la decisione della capigruppo, quella di portare il ddl Zan in Aula il 13 luglio. Qui i partiti che avevano votato il testo alla Camera, quindi M5s, Pd, Leu, Iv e minoranze linguistiche, si erano già impegnati a votare compattamente per confermare la scelta. Il centrodestra ha tentato di ribaltare l'esito scontato del voto pomeridiano, con una mossa del presidente della Commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari. Ostellari, che per molti è responsabile di aver tenuto ferma la legge a suon di audizioni (170 quelle programmate), ha presentato in mattinata ad una riunione di maggioranza un testo di mediazione che teneva conto delle proposte fatte da Iv nei giorni scorsi, a cominciare dall'eliminazione del termine «identità di genere» dal ddl Zan. Una mossa apprezzata dal capogruppo di Iv, Davide Faraone, che ha spinto su Pd, M5s e Leu a dire sì ad una mediazione.

Ma i nove mesi di ostruzionismo da parte di Ostellari in Commissione hanno convinto M5s, Pd e Leu a non credere alla buonafede della Lega. Nel pomeriggio quindi Iv e il gruppo delle Autonomie hanno rispettato il patto e votato per portare la legge sull'omofobia in Aula il 13, pur insistendo sulla necessità di trovare una ampia intesa con Lega e Fi su alcune modifiche.«Calendarizzato il Ddl Zan - ha immediatamente twittato Enrico Letta -. Quindi vuol dire che i voti ci sono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo».

Dal 13 luglio il confronto sulla legge sull'omofobia non sarà in ogni caso facile. Il capogruppo di Fdi Luca Ciriani ha annunciato «una battaglia dura nei limiti concessi dal regolamento» e altrettanto ha lasciato intendere che farà la Lega il capogruppo Massimiliano Romeo. «Andiamo in Aula e incrociamo le dita» ha commentato Alessandro Zan. «Non possiamo permetterci di incrociare le dita - ha replicato Faraone - il Pd lavori a una intesa».  

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