Dalla mala del Brenta alle lacrime per l'arresto: chi è Maniero
È scoppiato in lacrime Felice Maniero al momento dell'arresto nella sua casa di Brescia dove vive da anni sotto protezione. A denunciare l'ex boss della Mala del Brenta è stata la compagna, una donna di 47 anni, che ha raccontato di maltrattamenti fisici e psicologici che sarebbe stata costretta a subire. Maniero, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare con il nuovo nome che utilizza da quando nel 2010 ha lasciato il carcere, si trova ora in cella a Bergamo dove aspetta l'interrogatorio di garanzia.
Ma chi è il boss noto come Faccia d'Angelo che per anni fece tremare il ricco Nord Est gestendo con ferocia affari criminali di ogni genere? Un bandito che venuto dal nulla ha fatto del lusso una cifra stilistica, al pari di molti boss del narcotraffico di altre latitudini. Basti pensare che al processo davanti alla Corte d'assise veneziana, nel 1994, si fece servire nella gabbia degli imputati spaghetti all'astice e prosecco.
Al paese natale, Campolongo Maggiore, in provincia di Venezia, dove Maniero è nato nel 1954, una faraonica villa con piscina testimoniava la sua potenza. Il primo arresto di «faccia d'angelo» risale al 1980, per una guerra fra bande rivali; quattro anni più tardi, quando venne bloccato a Modena in una trattoria assieme al suo luogotenente Stefano Carraro, era già più di un piccolo boss di provincia.
Le amicizie con i siciliani segnarono ulteriormente la sua carriera. L'ombra di Maniero e dei suoi uomini, ora vittime degli omicidi, ora protagonisti, spuntava sempre dietro la lunga catena dei 17 omicidi registrati in Veneto negli anni Ottanta, e alle due rapine miliardarie ai danni del Casinò di Venezia e dell'aeroporto lagunare Marco Polo, dove era in partenza un carico di 170 chilogrammi d'oro. Ma nel diario criminale figurano anche sequestri di persona e l'uccisione spietata di chi tra i suoi sgarrava.
Faccia d'angelo era il gran burattinaio. Capace di rocambolesche evasioni dai carceri di mezza Italia, di vivere nel lusso e nello sfarzo quasi come se la giustizia non gli stesse col fiato sul collo. Solo nel 1994, arrivarono la collaborazione con la giustizia, la fine della banda, e una pena ridotta a 11 anni in appello, più altri 14 per una decina di omicidi. Ammesso al programma di protezione, ne venne di nuovo escluso per una serie di violazioni delle norme di comportamento e di nuovo arrestato nel maggio 1998 per scontare la pena definitiva, 20 anni e 4 mesi di reclusione con scadenza nel 2018, nel carcere di massima sicurezza dell' Aquila.
Quindi il cambio di nome e la pena agli arresti domiciliari nel Bresciano, con la possibilità di uscire di casa per portare avanti un'attività imprenditoriale. E, non più tardi di luglio, è arrivato persino a pubblicare video da youtuber sul web, in veste di guru anti-inquinamento, crociato nella lotta per l'eliminazione delle micro-plastiche nell'acqua. Nel 2012 la sua biografia si è tradotta anche in una mini-fiction proposta da Sky con Elio Germano nei suoi panni. Ma in un passato non troppo remoto c'è anche il dolore per la morte della figlia maggiore Elena, che si suicidò a 29 anni nel 2006 per questioni sentimentali.
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