Coronavirus, «una catastrofe della salute pubblica e non solo»
Una lettera disperata, che vuole essere un grido d'aiuto ma anche un avvertimento per chi è ancora in tempo. Nel pieno dell'epicentro dell'epidemia di coronavirus che ha travolto il Nord Italia, 13 medici dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo hanno scritto alla rivista medico-scientifica Catalyst, affinché il loro appello giunga a colleghi e istituzioni di tutto il mondo. «La catastrofe che si sta svolgendo nella ricca Lombardia potrebbe avvenire ovunque» è la premessa.
I medici bergamaschi partono dalla descrizione della situazione gravissima in cui versa il loro ospedale: «Siamo ben oltre il punto di non ritorno: 300 letti su 900 sono occupati da pazienti Covid-19. Il 70% dei letti di terapia intensiva è riservato a pazienti affetti da Covid-19 in condizioni critiche che hanno ragionevoli possibilità di sopravvivere. (...) Operiamo ben al di sotto del nostro normale standard di assistenza (...). I pazienti più anziani non vengono rianimati e muoiono da soli senza adeguate cure palliative».
Come si è arrivati a questo punto? Secondo chi firma la lettera, l'errore è stato all'inizio dell'epidemia puntare solo sull'ospedalizzazione. Questo ha portato ad avere interi reparti infetti, propagazione del contagio e collasso del sistema sanitario, che come tutti quelli occidentali è costruito attorno all'assistenza al paziente. «Ma un'epidemia richiede un cambio di prospettiva verso un concetto di assistenza centrata sulla comunità».
Da qui la prima richiesta: sono necessarie soluzioni pandemiche per l'intera popolazione, non solo per gli ospedali. Il che corrisponde a cliniche mobili, cure a domicilio, assistenza avanzata in telemedicina e isolamento domiciliare per i cittadini. «Ossigenoterapia precoce, pulsossimetri e approvvigionamenti adeguati possono essere forniti a casa dei pazienti con sintomi leggeri o in convalescenza». Questo contribuirebbe molto a contenere il contagio.
La seconda richiesta dei medici del Papa Giovanni è l’intervento di «scienziati sociali, epidemiologi, esperti di logistica, psicologi e assistenti sociali», allo scopo di sensibilizzare e assistere definitivamente la popolazione nell'adottare misure speciali per ridurre i comportamenti a rischio.
La terza richiesta riguarda il futuro: urge avere un piano a lungo termine. «Si verificherà probabilmente un ulteriore picco quando le misure restrittive saranno allentate per evitare un grave impatto economico. Abbiamo fortemente bisogno di un punto di riferimento condiviso per comprendere e combattere questo focolaio».
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