Coronavirus, Sara Platto: «A Wuhan c'è una nuova normalità»
Sara Platto, 46enne bresciana, docente all'università di Wuhan, ha scelto di rimanere in Cina nonostante l'epidemia e l'isolamento della città imposto dal Governo.
«Non ho paura - racconta al telefono -. La gente esce di casa, corre al parco, si incontra ed è solidale. C'è molto volontariato per aiutare chi è rimasto qui. Si è creata, di fatto, una nuova normalità».
La città da 11 milioni di abitanti è in lockdown, come altre 20 metropoli cinesi. Trasporti fermi, servizi bloccati e negozi chiusi, eccetto gli alimentari «che comunque - racconta Platto - vengono ben riforniti».
Difficile dire quando si tornerà alla normalità. «Attendiamo con trepidazione il 14 febbraio, quando i servizi essenziali dovrebbero ripartire, ma scuole e università non riapriranno almeno fino a fine mese».
Nel frattempo per la docente bresciana, che insegna benessere animale in università, ma che collabora anche con una fondazione che sta lavorando ad una legge sul consumo di animali selvatici, il lavoro a Wuhan non manca. «Sto lavorando tantissimo», dice, e proprio per questo ha declinato l'invito dell'ambasciata di rientrare in Italia.
«Mi hanno contattata più volte, ma preferisco restare qui con mio figlio. Non ho paura». Quanto alle misure messe in atto per proteggersi dal virus spiega: «Il Governo ha obbligato tutti ad utilizzare la mascherina quando usciamo di casa. Se poi devo toccare qualcosa utilizzo sempre i guanti».
Quanto alla gestione dell'emergenza da parte delle autorità cinesi, la bresciana non ha dubbi: «Si può discutere sui tempi, ma quanto è stato fatto dalla Cina, con il lockdown di intere città non ha precedenti nel mondo. Il Governo - aggiunge - ha posto la tutela della salute al di sopra degli interessi economici. Per questo spero che anche la comunità internazionale riconosca gli sforzi e sia vicina alla Cina in questo momento delicato».
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