Coronavirus, perché tutti parlano dei test sierologici
Test sierologici per verificare l'immunità al Covid-19. In attesa della fase di allentamento delle misure di contenimento le Regioni si preparano ad affrontarla tentando di scovare chi ha sviluppato anticorpi. Dal Veneto alla Puglia, le sperimentazioni stanno partendo o sono al via in gran parte del Paese. Lo scopo è quello di definire se una persona è stata colpita dal virus, anche inconsapevolmente, e quindi per un certo periodo di tempo è immune. Dati cruciali se si vuole ripartire.
E per questo il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia è chiaro: «servono linee guida chiare e urgenti» per i test sierologici «perché è illusorio pensare ad un mondo senza positivi tra un mese». Una richiesta che fa anche la Regione Lazio che infatti chiede «una strategia nazionale unica». Le Regioni intanto si muovono.
Nel Veneto sono stati avviati test con i dipendenti della sanità e delle case di riposo. L'esame - che ha ricevuto la validazione delle Università di Padova e Verona - consiste in un prelievo del sangue per andare a cercare nei soggetti la presenza delle immunoglobuline, che possono indicare se c'è stata o meno l'immunizzazione.
Nell'ultima frontiera, per battere il virus in tempi più rapidi, si è lanciata anche l'Emilia Romagna. Da Piacenza a Rimini, lo screening per il Covid-19 verrà effettuato su tutto il personale della sanità e dei servizi socioassistenziali. La Regione sta pensando al dopo pandemia: si farà un'indagine su un campione di popolazione per capire che percentuale di cittadini ha avuto l'infezione e non se n'è accorta.
Anche la sanità in Liguria ha iniziato i test sierologici sul personale sanitario e gli ospiti delle Rsa. E nei prossimi giorni saranno coinvolti anche i donatori di sangue. E sempre per gli ospiti delle Rsa il Piemonte ha iniziato uno screening a tappeto col test sierologico. Una serie di monitoraggi sono in corso anche nelle Marche mentre in Puglia si è partiti dagli ospedali. «Siamo nella fase della validazione dei test, stiamo sperimentando diverse tipologie», spiega Pierluigi Lopalco, coordinatore scientifico della task force pugliese per l'emergenza.
Ma c'è chi frena come la Lombardia. «Ci atterremo alla scienza», dice il governatore Attilio Fontana. Anche se a Pavia alcuni malati sono già stati curati con il sangue dei guariti, per l'assessore lombardo alla Sanità Gallera non è ancora il momento della mappatura sulla presenza degli anticorpi nelle persone, che avverrà solo a pandemia finita. Anche perché «i kit che oggi sono a disposizione non danno risposte certe».
In generale la fase della somministrazione alla popolazione al momento sembra ancora lontana, in particolare al Sud, dove il numero di persone entrate in contatto con il virus al momento per fortuna è molto più basso. Favorevoli ai test, pronti a metterli a disposizione per i propri dipendenti, ci sono anche alcune grandi aziende italiane come la Ducati, che puntano a ripartire al più presto con la produzione in sicurezza all'interno delle proprie fabbriche.
Una mano tesa alla sperimentazione arriva anche da alcune grandi aziende del Paese, come quelle emiliane. Nel consiglio di presidenza di Confindustria Emilia, dalla Voilàp del presidente Valter Caiumi alla Bonfiglioli Riduttori, e poi Ima, Datalogic, Euroricambi si sono detti disponibili a supportare questa e ogni iniziativa per superare anche l'emergenza. Solo con alcune certezze, infatti, si potrà tornare al lavoro.
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