Coronavirus, da Brescia agli States: il bilancio della giornata
Sono 9.467 i contagiati nel Bresciano (una decina di più per la Regione), con un incremento che è inferiore a quello di ieri, 137 casi. Ecco che il coronavirus rallenta la sua corsa in provincia. E le curva lo dimostra.
Lombardia.
«I dati di oggi ci parlano di una situazione in lento ma costante miglioramento. Lo sforzo complicato che stiamo facendo quindi porta a risultati»: lo ha detto, nel corso dell'ormai consueta diretta Facebook per fare il punto sull'emergenza coronavirus, l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, che ha poi spiegato come i casi positivi in Lombardia siano saliti a quota 51.534, 1.079 più di ieri; i ricoveri in ospedale sono 11.914, 95 in meno di ieri, a cui si aggiungono i pazienti in terapia intensiva, che sono arrivati a 1343, 26 più di ieri. I decessi sono arrivati a quota 9.202, 297 più di ieri, mentre i dimessi sono 13.863, 437 più di ieri.
«I tamponi effettuati nelle ultime 24 ore sono stati 5.500, meno rispetto agli 8.107 di ieri» ha sottolineato Gallera, ricordando che i dati vengano analizzati non sulle 24 ore, ma su un periodo più lungo.
Italia.
Sono 22.837 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 1.022 in più di ieri. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile. Ieri l'aumento dei guariti era stato di 819. Sono 16.523 le vittime dopo aver contratto il coronavirus in Italia, con un aumento rispetto a ieri di 636. Domenica l'aumento era stato di 525.
Europa.
Sono 6.494 i decessi negli ospedali francesi dall'inizio dell'epidemia, con un aumento record di 605 morti nelle ultime 24 ore. A questi si aggiunge il totale aggiornato degli ospizi, che ammonta a 2.417, per un totale complessivo di 8.911 morti. Lo ha annunciato il ministro della Salute, Olivier Véran. Continua il trend positivo per i casi gravi, con un minore aumento dell'afflusso in rianimazione per il quinto giorno consecutivo: i pazienti in rianimazione sono 7072, con un aumento di 94 unità rispetto a ieri, «un indicatore importante per valutare la tensione nei nostri ospedali», ha aggiunto Véran.
In Germania la cancelliera Angela Merkel non ha voluto fissare una data prestabilita per annullare le misure di contenimento ma c'è già un elenco di possibili iniziative stilate dal ministero dell'Interno che un domani - a Berlino si spera il prima possibile - dovrebbero consentire alla vita di tornare alla normalità. Tra queste l'obbligo di indossare mascherine in pubblico, limiti agli assembramenti e meccanismi per rintracciare con rapidità le catene di infezione. La strada che faticosamente, un pò dappertutto, si cerca di trovare per evitare che dall'epidemia si passi in poco tempo alla carestia.
In Norvegia l'epidemia di coronavirus è «sotto controllo». Lo ha affermato il ministro della Salute Bent Hoie. Nel Paese scandivano il tasso di incremento dell'infezione è sceso dal 2,5% allo 0,7% da quando a metà marzo è stato istituito un regime di semi-isolamento, che prevede la sospensione delle attività sportive e di quelle culturali e la chiusura di alcuni spazi pubblici. «Ciò significa che abbiamo messo sotto controllo l'epidemia di coronavirus», ha dichiarato il ministro. In Norvegia, secondo i calcoli della Johns Hopkins University, si contano quasi 5.800 casi e appena 74 morti, rispetto alle oltre 400 vittime della Svezia, che ancora non ha adottato alcuna restrizione. In Danimarca le vittime sono 187. La Finlandia è il Paese scandivano meno colpito dal Covid-19, con meno di 2.200 casi e 27 morti.
Mondo.
I casi accertati di coronavirus in tutto il mondo hanno superato il milione e 300mila. È quanto emerge dal conteggio della Johns Hopkins University. Le vittime sono oltre 72.600.
Diecimila morti. Gli Stati Uniti iniziano così quella che si preannuncia come la settimana più disastrosa da quando Oltreoceano è esplosa la pandemia. Quel nemico invisibile che, dati alla mano, è arrivato a mietere 10.252 vittime, di cui 4.758 a New York. Con i casi di contagio ancora in crescita esponenziale e che oramai sfiorano quota 350.000, quasi il triplo dell'Italia. È solo l'inizio di un disastro annunciato, confermano gli esperti. Eppure il presidente degli Stati Uniti di prima mattina twitta a caratteri cubitali «Luce in fondo al tunnel!». Mentre alla Casa Bianca si litiga quasi su tutto, con un Donald Trump sempre più distante da quei luminari da lui stesso messi nella task force anticoronavirus. Il tycoon sembra ascoltare più le voci che gli arrivano dai suoi consiglieri più fedeli, compreso il suo avvocato personale Rudy Giuliani, che quelle del virologo Anthony Fauci e dell'immunologa Deborah Birx, i massimi esperti in America nel campo delle malattie infettive. Trump, come sulla crisi dei cambiamenti climatici, dà l'impressione di inseguire più le suggestioni, il suo istinto (come ama spesso dire) che la scienza. Così, raccontano i ben informati, la Situation Room è stata teatro dell'ennesimo durissimo scontro sul ricorso o meno ai farmaci antimalaria per curare il Covid-19. Trump insiste sul loro uso («Che ci costa provare?») nonostante non ci siano prove scientifiche sull'efficacia e nonostante i possibili pericolosi effetti collaterali di clorochina e idroclorochina. Fauci, dicono le voci di corridoio, avrebbe anche alzato i toni di fronte a chi cercava di convincere il presidente che la sua era un'intuizione giusta: «Di che cosa stiamo parlando?». Mentre Peter Navarro, uno degli uomini più fidati del tycoon, avrebbe risposto al virologo di stare zitto e di piantarla di mettere i bastoni tra le ruote. Il vicepresidente Mike Pence ha comunque annunciato che l'idroclorochina sarà sperimentata su 3.000 pazienti contagiati dal coronavirus all'Henry Ford Hospital di Detroit, in Michigan, e che il governo Usa lavorerà per mettere milioni di dosi del farmaco a disposizione delle aree del Paese interessate dai principali focolai del coronavirus. Questa la linea scelta da Trump che tira dritto per la sua strada e che durante il briefing con la stampa di domenica ha anche impedito a Fauci di rispondere a chi chiedeva lumi sulla questione. Intanto a New York si sono registrate altre 599 vittime in un giorno. Mentre una vera e propria strage è quella che sta colpendo il personale della metropolitana della Grande Mela, con già 22 dipendenti uccisi dal virus e oltre mille su 74.000 risultati positivi al test del Covid-19. Inoltre, ben 5.430 impiegati dalla Mta, la società dei trasporti pubblici cittadina, sono in quarantena a casa. Una situazione difficile, dunque, con il governatore dello stato Andrew Cuomo che ha esteso la stretta con la chiusura di tutte le attività non essenziali almeno fino al 29 aprile. «Non è il momento di allentare le restrizioni», ha affermato, annunciando anche il raddoppio della multa - da 500 a mille dollari - per chi viola le norme, a partire da quelle sul distanziamento sociale: «Non è in gioco solo la vostra vita, nessuno ha il diritto di mettere a rischio la vita di qualcun'altro».
È salito a 1.423 contagiati e 173 decessi l'ultimo bilancio del coronavirus in Algeria. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Algeri in un comunicato della Commissione speciale per monitorare il diffondersi della
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