Coronavirus, «Con una nuova zona rossa danni incalcolabili»
C'è attesa ma anche molta preoccupazione per l'economia nei paesi della Bergamasca (la cosiddetta Media Val Seriana), in particolare Alzano Lombardo e Nembro dove l'emergenza coronavirus ha fatto alzare il livello di guardia.
In queste ore infatti il Governo sta valutando se isolare circa 25 mila persone con una cintura di sicurezza e istituire così una seconda zona rossa in Lombardia per via dell'alto numero di casi di persone positive.
«La zona rossa di fatto da noi è già operativa», spiega Camillo Bertocchi, il sindaco di Alzano, ma far diventare l'area off limits con il divieto di entrare ed uscire «creerebbe un danno incalcolabile per il nostro territorio». Un territorio ricco di attività con aziende, tra l'altro, di peso come le cartiere Pigna, Persico group e la Polini Motori spa che danno da vivere a centinaia di famiglie. «Certo - aggiunge - la diffusione del virus è importante e il dato è sicuramente destinato ad aumentare. Quindi non voglio dire che non ci sia l'emergenza e che non bisogna fare di tutto per contenerla ma - ripete - creare una zona rossa sarebbe un enorme dramma per il nostro tessuto economico».
«Una parte della popolazione è spaventata. Cerco di trasmettere tranquillità: il problema c'è e dobbiamo affrontarlo con determinazione, il vaccino non esiste e l'unica cosa da fare è seguire con rigore le misure» necessarie come è stato fatto fin da subito. Tant'è che «da noi la zona rossa è di fatto già operativa. Ognuno si è posto le limitazioni previste: quasi tutti stanno a casa, non ci sono assembramenti, i bar sono aperti ma con la limitazione dei posti a sedere e il divieto di servire al banco, scuole, chiese, biblioteche, centri sportivi e così via sono chiusi. Invece non abbiamo ricevuto alcun aiuto dai servizi pubblici per le mascherine».
Mascherine e presidi sanitari sono quelli che chiedono a Nembro, in particolare una cooperativa che ha sede nel comune e svolge assistenza domiciliare a vasto raggio e che ha in carico circa 400 pazienti. «Siamo in prima linea ma nessuno ci aiuta - si sfoga la titolare - e questo ci fa molta rabbia. Dalla Ast non ci forniscono i presidi e ci dicono che ci faranno sapere come comportarci qualora dovessero istituire la zona rossa». I dipendenti della cooperativa vivono altrove e assistono a domicilio i malati spesso terminali e comunque allettati. «Vanno a casa di persone positive o che vivono con familiari positivi» e dunque oltre a dover bardarsi con guanti, mascherine e le apposite tute, devono portare con sé il materiale per prestare il servizio come garze, flebo e quant'altro. Materiale che al momento fornisce la Coop e che, se dovesse essere istituita la zona rossa, diventerebbe molto problematico reperire. Intanto, mentre si sta reclutando personale per garantire l'assistenza negli ospedali diventano ancora «più stringenti» al Tribunale di Bergamo le misure per prevenire i contagi. Tutti gli uffici, compresa la Procura, le aule e ogni locale verranno sanificati: «stiamo adottando ogni garanzia per tutelare la salute di coloro che lavorano in Tribunale e in Procura», assicura il Presidente del Tribunale, De Sapia.
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