Cop26, Obama: lontani dall’obiettivo però cresce la sensibilità
Sulla lotta al cambiamento climatico il mondo è lontano da dove dovrebbe essere e la maggior parte dei Paesi ha fallito gli obiettivi dell’accordo di Parigi. A Glasgow è il giorno di Barack Obama che alla Cop26 sembra tornare per qualche ora l’uomo più importante del pianeta. Nel lungo intervento alla conferenza sul clima l’ex presidente degli Stati Uniti è un fiume in piena: attacca Trump e le sue politiche negazioniste sull’ambiente, bacchetta le grandi assenti Russia e Cina, ironizza sul catering e cita Shakespeare.
Unica, grande, nota dolente della sua giornata a Glasgow il mancato incontro con Greta, che ha snobbato Obama per tornare a scuola, e le critiche ricevute dall’altra stella nascente dell’attivismo, Vanessa Nakate. «Non siamo neanche lontanamente dove dovremmo essere. Per cominciare, nonostante i progressi rappresentati da Parigi, la maggior parte dei Paesi non è riuscita a soddisfare i piani stabiliti sei anni fa», esordisce Obama dal palco della Cop26 invitando a fare di più «sia collettivamente che individualmente perché il tempo sta scadendo».
«È un decennio decisivo per evitare il disastro climatico», ammonisce l’ex presidente, ricordando che «i cambiamenti climatici sono sempre più evidenti», come dimostra la tragedia delle piccole isole, e sostenendo che la lotta alla crisi climatica dovrebbe «trascendere la normale geopolitica». D’altra parte, attacca Obama, gli Stati Uniti sono i primi ad aver perso quattro anni. Quelli dell’amministrazione Trump. «Quattro anni di ostilità nei confronti della scienza del clima» e di politiche negazioniste, li definisce Obama, che critica il successore per essersi ritirato unilateralmente dagli accordi di Parigi.
L’ex presidente ne ha anche per Russia e Cina, due dei grandi inquinatori. «È una vergogna», dice senza mezzi termini, che i leader di Mosca e Pechino non abbiano partecipato e non vogliano attuare i programmi, dimostrando così di voler mantenere lo status quo. Invece elogia i piani del suo ex vice presidente Joe Biden («aiuteranno il clima») e il grande lavoro del suo «amico» ed ex segretario di Stato, John Kerry.
L’inviato speciale Usa per il clima e i delegati a Glasgow hanno realizzato progressi significativi, «nonostante il caffè leggero, cibo cattivo e la mancanza di sonno», riconosce Obama con una battuta che però qualcuno ha preso come un’offesa. L’indiscutibile capacità retorica dell’ex presidente non ha però scalfito il muro dei giovani attivisti ormai immuni al «bla bla bla». «Fatti, non parole, caro Barack».Obama li cita spesso nel suo intervento. «L’energia più importante in questo movimento viene dai giovani. Il motivo è semplice: hanno più interesse in questa lotta di chiunque altro», dice riferendosi anche alle sue due figlie Sasha e Malia, ventenni. E ai giovani si rivolge di nuovo verso la fine del suo intervento, quando li invita a «restare arrabbiati, frustrati». Ma anche a «sfidare quella rabbia e quella frustrazione per spingere di più» nella lotta contro il cambiamento climatico. «Due anni fa Greta Thunberg ha ispirato migliaia di giovani, ora il mondo è pieno di Grete».
Peccato che la giovane attivista svedese sia in viaggio verso la Svezia, per non perdere troppi giorni di scuola, e l’altra leader della protesta giovanile, Vanessa Nakate, accusi Obama di aver tradito le promesse. «Quando avevo 13 anni, nel 2009, avevi promesso 100 miliardi di dollari per finanziare la lotta al cambiamento climatico. Gli Usa hanno tradito le promesse, questo costerà perdite di vite umane in Africa», scrive la 24enne ugandese postando un video di 12 anni fa in cui l’allora presidente alla Cop15 assicurava politiche per combattere il cambiamento climatico. «Il Paese più ricco della Terra non contribuisce abbastanza ai fondi salvavita», prosegue l’attivista attaccando: «Tu vuoi incontrare i giovani della CopP26. Noi vogliamo i fatti».
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