Italia e Estero

Contagi in salita, c’è il rischio che le scuole non riaprano

Lo dice in un'intervista al Messaggero Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza
Prove di distanziamento tra i banchi in un istituto scolastico - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Prove di distanziamento tra i banchi in un istituto scolastico - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Le scuole potrebbero non riaprire a settembre se il numero dei contagi da coronavirus continuerà a crescere: «Il rischio c’è». Lo dice in un’intervista al Messaggero Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica di Roma. 

Secondo Ricciardi «non c’è nessuna parte del territorio nazionale che oggi è immune». «Forse le uniche ancora svantaggiate dalla situazione precedente sono la Lombardia, il Veneto e, in parte, l’Emilia Romagna». 

«Noi possiamo e dobbiamo lavorare perché le scuole riaprano, ma è chiaro che se abbiamo una esacerbazione e una crescita dei casi si riapre un enorme punto interrogativo - dice Ricciardi in merito al nuovo anno scolastico -. Serve che da una parte le persone abbiano comportamenti adeguati e che le autorità si preparino adeguatamente». Ad ogni modo, «se i contagi continuano a crescere come stiamo vedendo negli ultimi due tre giorni, c’è un problema serio». 

Quella del consigliere del ministro Speranza appare quasi come una risposta alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, che proprio ieri in un post su Facebook aveva ribadito che il 14 settembre «riprenderanno ufficialmente le lezioni» e che «le scuole non vanno solo riaperte, dobbiamo fare in modo che poi non richiudano», con un riferimento chiaro a quanto avvenuto in Francia e Germania, dove ci sono state nuove chiusure dopo pochi giorni di lezioni. 

Nell'intervista al Messaggero Ricciardi spiega anche che in questo momento un terzo dei contagi è alimentato dai turisti italiani che tornano dalle vacanze trascorse fuori dall'Italia, un altro 40 per cento è autoctono, cioè sono focolai legati a famiglie e comunità, mentre tra il 20 e il 30 per cento si tratta di stranieri in arrivo dall'estero. In merito alla risposta del sistema sanitario nazionale, Ricciardi sostiene che in questo momento il servizio ospedaliero sia quello messo meglio, grazie agli interventi fatti in questi mesi, mentre la medicina generale è ancora indietro. In mezzo ci sono contact tracing e assistenza domiciliare in cui sono stati fatti «importanti investimenti che hanno bisogno di tempo perché possano essere espressi». 

 

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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