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Caso pm milanesi, Salvi: «Greco mi disse di avere tutto sotto controllo»

Testimone al processo a Brescia a carico di Piercamillo Davigo, imputato per rivelazione del segreto d'ufficio
  • Piercamillo Davigo durante il processo a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
    L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
  • L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
    L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
  • L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
    L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
  • L'udienza in tribunale a Brescia - Foto Ansa/Riccardo Bortolotti © www.giornaledibrescia.it
    L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
  • L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
    L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
  • L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
    L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
  • L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
    L'udienza del processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo
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«La questione poteva essere dirompente e a mio parere l'indagine andava fatta. Greco mi disse che non è vero che non stavano andando avanti e che la situazione era sotto controllo». Lo ha spiegato l'ex procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, sentito a Brescia come testimone al processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo, imputato per rivelazione del segreto d'ufficio per il caso dei verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria.

Salvi ha spiegato che quando, dopo la prima ondata di Covid e il lockdown, a maggio del 2020, Davigo lo avvicinò nel cortile del Csm, gli spiegò dell'esistenza di «un procedimento a Milano con dichiarazioni su una loggia potente» ed espresse «la sua preoccupazione in quanto c'erano magistrati del Consiglio, Marco Mancinetti e Sebastiano Ardita». «La sua preoccupazione è che questo procedimento languiva. Io ascoltai con preoccupazione per la gravità dei fatti - ha continuato l'ex pg ora in pensione - sia perché queste dichiarazioni venivano da Amara» che andavano prese con «cautela» in quanto «mestava nel torbido per questioni personali». «Quindi queste indagini languivano - ha aggiunto - e per me è stata una segnalazione utile. La prima cosa da capire era se era vero e in questo senso mi sono mosso».

Da lì la telefonata all'allora Procuratore della Repubblica milanese Francesco Greco del 25 maggio in cui ricevette assicurazioni che si stava indagando. Che Amara era stato interrogato fino a gennaio e che poi,nonostante lo stop imposto dal Covid, «qualche attività era stata fatta. Mi disse che c'erano problemi per iscrizioni perché le dichiarazioni erano all'interno di un altro procedimento e quindi bisognava fare una selezione e che c'era un problema di competenza territoriale. Ebbi l'impressione che fosse sul pezzo».

Il 16 giugno in un incontro a Roma «mi diede informazioni più precise. Mi disse appena iscrivi devi mandare subito al Csm. Gli atti vennero invece inviati a Roma e Perugia».

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