Casasco: «Con un’unica aliquota le tasse si possono davvero tagliare»

Nel suo curriculum, dalla laurea in Medicina, all’impegno nel mondo dello sport prima, e delle imprese poi, mancava un incarico politico. Per Maurizio Casasco, 68 anni compiuti ad inizio settembre, è arrivato il tempo di misurarsi con la politica attiva.
«Lascerò la presidenza nazionale di Confapi» ha annunciato il giorno stesso in cui Forza Italia ha presentato la sua candidatura all'uninominale di Brescia alla Camera e come capolista nel proporzionale.
Perché ha deciso di accettare la proposta di Forza Italia?
«Ho scelto di mettere al centro della mia proposta politica tre capisaldi: lavoro, famiglia e impresa. Il mio impegno è quello di declinare questi valori in azioni concrete per Brescia e per la provincia, con lo stesso pragmatismo che ha contraddistinto le mie esperienze professionali. Forza Italia interpreta questa proposta politica in modo efficace anche a livello comunitario nella famiglia del Ppe, con la presidente della commissione europea von der Leyen e la presidente del parlamento Metsola. Siamo dalla parte dell'Europa, dell'atlantismo e della libertà individuale».
Le aziende e le famiglie bresciane guardano al futuro governo per mettere un freno al caro bollette. Quali devono essere gli interventi?
«Le famiglie sono costrette a scegliere se pagare le bollette o fare la spesa; le aziende a pagare gli stipendi oppure le tasse e l'energia. È l'emergenza del momento. Nel breve termine dobbiamo mettere un tetto al costo dell'energia con un intervento statale, rateizzare le bollette e dare liquidità a imprese e famiglie. Occorre introdurre il principio del costo dell'energia pari al costo di generazione. Partendo da Brescia, dove l'energia deriva in gran parte dai rifiuti, per i quali i bresciani pagano già una tassa di smaltimento. Nel medio termine dobbiamo realizzare rigassificatori e aumentare la produzione nazionale e nel lungo termine introdurre il nucleare pulito di ultima generazione. Il caro energia mette a rischio più di 1 milione di posti di lavoro. Non c'è tempo da perdere».
Uno scostamento di bilancio per abbassare le bollette può essere compatibile con i bilanci dello Stato?
«Dobbiamo agire come fanno le imprese, possibilmente all'interno del bilancio dello Stato: tagliare dove si deve il più possibile, razionalizzare tutti i bonus oggi presenti e intervenire sugli extra gettiti energetici e sull'Iva incassata dall'erario per l'aumento delle materie prime. Solo come extrema ratio si può considerare di ricorrere allo scostamento di bilancio. Senza interventi immediati e strutturali, anche a livello europeo, c'è il rischio che si verifichi il principio: "L'operazione è perfettamente riuscita, ma il paziente è morto"».
Si possono davvero abbassare le tasse in Italia?
«Certo che si può fare. Abbassare le tasse significa scommettere sulle aziende, sulle persone e rilanciare i consumi e quindi le entrate dello Stato. La proposta liberale e reaganiana è questa e ha funzionato in tutto il mondo occidentale: abbassando le tasse le pagano tutti. La flat tax è già realtà per due milioni di partite Iva. Vogliamo cancellare il complicato sistema attuale di aliquote differenti, di deduzioni, di detrazioni e sostituirlo con un'aliquota unica graduale al 23%. La gran parte degli italiani pagherà meno di quel che paga adesso e soprattutto chi crea lavoro e investe non sarà scoraggiato a farlo da una imposizione fiscale troppo alta».
Da anni si parla di sburocratizzare il sistema impresa. Quali devono essere le mosse verso una vera semplificazione?
«Se si parla con chi fa impresa si sentirà subito dire che la burocrazia è il nemico da abbattere. Forza Italia ha proposto il rilancio della logica delle autorizzazioni ex post per le imprese, con sistemi di controllo successivo all'avvio garantendo un comportamento uniforme degli enti locali. Si deve riaffermare il principio dell'economia liberale: ciò che non è vietato è permesso. Il modello che ha portato alla ricostruzione del ponte Morandi a Genova ha testimoniato che in Italia si possono fare velocemente le grandi opere con burocrazia ai minimi termini e con l'efficienza degli imprenditori italiani. Tutto questo non può essere disgiunto da un'accelerazione al processo di transizione digitale in atto, anche in virtù degli obiettivi del Pnrr».
Il centrodestra che tenuta può avere in caso di vittoria elettorale dopo che in campagna elettorale ha dimostrato di essere diviso su molti aspetti?
«In una competizione elettorale è normale che ogni movimento avanzi proprie proposte. I valori dei partiti di centrodestra sono comuni, ne è prova il programma di coalizione che tutti hanno sottoscritto. Governiamo insieme tre quarti delle regioni italiane e siamo pronti a governare il Paese per cinque anni».
Quale sarà il suo impegno per Brescia?
«Brescia e provincia hanno bisogno di interventi immediati: infrastrutture e viabilità secondaria, prolungamento della metropolitana verso la provincia e stanziamenti economici, tra cui quelli per accelerare la bonifica della Caffaro e la transizione ecologica. Grande attenzione va data al comparto agroalimentare, che troppo spesso esce dai grandi dibattiti televisivi, ma che per Brescia è centrale ed è uno dei cardini del programma del centrodestra. La mia agenda per Brescia è stata scritta dialogando con imprese, famiglie, associazioni di categoria, scuole statali e paritarie e terzo settore. Il mio impegno è basato sulla continuità di ascolto e su risposte alle esigenze del territorio».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
