Caccia sospesa, piovono critiche dalle associazioni venatorie
Lo stop alla caccia in tutta la regione fino al 7 ottobre dopo tre soli giorni di attività – indotto dall’accoglimento del ricorso della Lac da parte del Tar di Milano - ha messo le doppiette bresciane e lombarde sul piede di guerra.
Le richieste e le critiche di Federcaccia, Associazione dei cacciatori lombardi e Caccia pesca e ambiente, non risparmiano nessuno. Quella più forte arriva dall’Associazione dei cacciatori lombardi, che ha deciso di chiedere le dimissioni dell’assessore ad Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi.
I cacciatori del sodalizio ieri pomeriggio hanno anche raggiunto Torbole Casaglia, sede di un comizio di Matteo Salvini, dove hanno fatto le loro rimostranze al numero uno del partito che guida l’assessorato addetto alla caccia al Pirellone. Secondo Eugenio Casella, vicepresidente regionale dei Cacciatori lombardi, «chi si dedica all’attività venatoria stipula un contratto con le istituzioni garantito dalla legge, e dovrebbe essere messo in condizioni di svolgere quanto stabilito e quello per cui si pagano tasse e concessioni», in media sui 350 euro l’anno a testa, «altrimenti la fiducia viene meno».
Non tutti però sono d’accordo nel puntare il dito contro Rolfi. Per il vice capogruppo della Lega in Regione, Floriano Massardi, la responsabilità sarebbe da addebitare agli uffici competenti. «Era da mesi che chiedevo con le associazioni venatorie l’approvazione con congruo anticipo rispetto all’apertura della caccia del calendario di quest’anno – ha detto – così che a fronte dei ricorsi ci sarebbe stato il tempo per discutere davanti ai giudici. Invece ancora una volta i funzionari non ci hanno ascoltato, come avviene spesso quando proponiamo emendamenti in materia venatoria».
Da parte loro gli esponenti del Pd osservano che «non era sfuggito a nessuno tranne a chi governa che quest’anno le direttive di Ispra erano più stringenti, quindi servivano più attenzione e un provvedimento meno pressapochista, e adesso scaricare le responsabilità è solo imbarazzante».
Durissima la posizione di Fratelli d’Italia che affida all’europarlamentare Pietro Fiocchi: «Dopo la vicenda dello scorso anno in Lombardia, ho più volte chiesto all’Assessore Rolfi e all’Assessorato di rispettare la scadenza prevista dalla Regione Lombardia del 15 di giugno per l’approvazione e la pubblicazione del calendario venatorio regionale». E poi parla di strategia deficitaria e fallimentare.
Dura anche la reazione di Federcaccia, che con il presidente Marco Bruni chiede «a tutti i cacciatori uno sciopero nelle attività socialmente utili, come la caccia ai cinghiali e quella alle nutrie, indispensabili per contenere due specie dannose alle attività umane, lasciando quel lavoro agli ambientalisti». Da Caccia pesca e ambiente il presidente regionale Fortunato Busana ricorda di aver «richiesto l’approvazione del calendario entro metà giugno, cosa che avrebbe consentito di discutere i ricorsi e emettere nuovi atti amministrativi utili a non lasciar bloccare l’attività. Oggi con questo stop dei 55 giorni di caccia totali fruibili cosa ci resta?».
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