Bollette a 28 giorni, l'ombra dell'accordo tra gli operatori
L'offensiva nei confronti degli operatori telefonici sulla vicenda delle bollette a 28 giorni non si arresta e coinvolge anche l'Antitrust.
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto un'istruttoria su Tim, Vodafone, Fastweb, Wind Tre e Assotelecomunicazioni-Asstel per vederci chiaro sugli aumenti tariffari che gli operatori hanno fatto scattare, in pratica in contemporanea, per compensare la tariffazione mensile imposta per legge e, in sostanza, «rientrare» della tredicesima fattura dell'anno che non può più essere inviata.
L'accelerazione presa dall'Antitrust, che ipotizza un accordo tra gli operatori vietato dalla legge, è solo l'ultimo tassello di una vicenda che va avanti da tempo, con l'interessamento di Agcom, Tar, governo e Parlamento. Tutto era nato dalla decisione, presa alla spicciolata dagli operatori telefonici fissi e mobili, di fatturare i servizi su una cadenza di 28 giorni, e non propriamente mensile, con il risultato di imporre ai clienti tredici fatture all'anno.
A intervenire è stata per prima l'Agcom, imponendo la fatturazione su base mensile per la telefonia fissa e, in seguito, con vere e proprie multe: contro la delibera, gli operatori hanno presentato un ricorso, respinto nei giorni scorsi dal Tar del Lazio, che ha però sospeso i rimborsi.
Parallelamente, e in modo definitivo, si è mossa anche la politica, con l'introduzione nel decreto fiscale della nuova norma secondo cui la fatturazione diventa obbligatoriamente mensile per telefoni e pay-tv. Fatta la legge, però, trovato l'inganno.
Adeguandosi alla fatturazione mensile, nulla poteva infatti vietare agli operatori di aumentare i prezzi, che sono puntualmente scattati per compensare il buco dovuto alla fatturazione mensile e mantenere inalterato l'introito su base annua.
Da qui sono partiti gli esposti delle associazioni dei consumatori all'Antitrust, che non sono rimasti inascoltati. L'Autorità rileva che «Fastweb, Tim, Vodafone e Wind Tre hanno comunicato quasi contestualmente ai propri clienti» le novità sulla fatturazione e «di voler attuare di conseguenza una variazione in aumento del canone mensile per distribuire la spesa annuale complessiva su 12 mesi, anziché 13».
Il supposto coordinamento, quindi, «sarebbe finalizzato a preservare l'aumento dei prezzi delle tariffe», ma anche «a restringere la possibilità dei clienti-consumatori di beneficiare del corretto confronto concorrenziale tra operatori in sede di esercizio del diritto di recesso. Per raggiungere tale finalità, i quattro operatori avrebbero concertato la variazione».
In sostanza, l'Antitrust osserva che se tutti aumentano insieme, la possibilità di cambiare operatore e, quindi, risparmiare perde di efficacia. L'Autorità, tra l'altro, non esclude la possibilità che l'intesa «abbia una durata e una portata più ampia e risalga all'introduzione stessa della cadenza delle quattro settimane dei rinnovi e all'incremento del prezzo unitario delle prestazioni offerte che ne è conseguito». Esultano, naturalmente, le associazioni dei consumatori, mentre Tim, Vodafone Wind e Asstel respingono ogni addebito assicurando di non aver adottato alcuna pratica anticoncorrenziale.
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