AstraZeneca, è attesa per il verdetto di Ema sul vaccino
L'Oms sta ancora valutando i dati sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca, ma ritiene che al momento i benefici superino i rischi e raccomanda di continuare con il suo uso. E in questo clima cresce l'attesa per l'annuncio dell'Ema, previsto per oggi. Stando alle indiscrezioni la prospettiva è quella di un via libera «condizionato» alla ripresa delle vaccinazioni.
Vaccinazioni che frattanto il governo italiano punta ad accelerare mobilitando gli infermieri pubblici anche fuori sede. Certo serve la materia prima. Un nodo che è alla ribalta anche del dibattito europeo. Nel quale si è inserita con determinazione Ursula Von der Leyen avvertendo: manca «reciprocità» nell'invio dei vaccini, «se la situazione non cambia» l'autorizzazione all'export potrebbe essere condizionata.
Quanto al vaccino anglo-svedese nell'occhio del ciclone dall'inizio della settimana, l'attenzione sembra puntata sulle donne che assumono la pillola anticoncezionale ed anche su alcune altre categorie di malati come i cardiopatici. Questi soggetti sono infatti, in generale, a maggior rischio di eventi trombotici e per questo l'ipotesi in campo è che l'Agenzia europea dei medicinali Ema possa pronunciarsi sul vaccino anti-Covid di AstraZeneca - dopo la sospensione della sua somministrazione per alcuni casi sospetti di trombosi - nel senso di un sì condizionato con avvertenze per particolari categorie.
Ad ipotizzare tale scenario, in relazione all'assunzione della pillola, è stato il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù: «Il rapporto rischi-benefici per il vaccino di Astrazeneca è nettamente a favore dei benefici. Ovviamente si può attendere la valutazione dell'Ema che, probabilmente, io mi aspetto - ha affermato - darà una nota di avvertenza perchè se ci sono soggetti femminili che hanno avuto trombosi, bisognerà studiarli. Soprattutto le donne che prendono la pillola, che è un farmaco pro-trombotico, o che hanno difetti della coagulazione. Una maggiore attenzione, cioè, per questi soggetti. Aspettiamo però che ci sia questa valutazione».
Ma il riferimento alla pillola ha trovato la posizione critica della società italiana della contraccezione secondo cui «il fantomatico rischio trombotico della pillola è un rischio estramente basso e bisogna smettere di dire che è un farmaco protrobotico». Dello stesso avviso anche altri ginecologi come Antonio Ragusa, direttore di ospetricia e ginecologia del Fatebenefratelli di Roma, che definiscono la pillola uno strumento straordinario. Un legame causale tra gli eventi trombotici segnalati ed il vaccino non è stato provato e la stessa Ema ha già evidenziato che non ci sono indicazioni che le vaccinazioni possano aver provocato questi eventi, ma l'agenzia sta conducendo «un'analisi rigorosa sugli stessi eventi tromboembolici» e sta valutando «caso per caso le reazioni sospette».Ci sarebbe tuttavia l'ipotesi di un sì precauzionale condizionato per alcune categorie naturalmente più a rischio di eventi trombotici. Tra queste, oltre alle donne che assumono la pillola, spiega il presidente della Società italiana di cardiologia (Sic) Ciro Indolfi, ci sono altre 9 tipologie di soggetti: «Più a rischio di trombosi naturalmente - afferma - sono anche i pazienti oncologici che stanno effettuando la chemioterapia, i malati di trombofilia, gli affetti da sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi, coloro che hanno malattie infiammatorie come lupus o artrite reumatoide, gli affetti da obesità severa, i pazienti con fibrillazione atriale, le donne in gravidanza, coloro che hanno già avuto una trombosi e chi è costretto a immobilità forzata per molto tempo».
Ad ogni modo, commenta Indolfi, «al momento i dati di eventi trombotici segnalati e seguiti temporalmente alla vaccinazione con le dosi di AstraZeneca non sono così stringenti da poter fare supporre che ci sia un rischio maggiore di trombosi rispetto alla media generale. È certamente ragionevole che si sia decisa una sospensione precauzionale, ma ad oggi manca la dimostrazione scientifica di un nesso causale».
Questa situazione ha però già determinato effetti pesanti: «Molti nostri pazienti cardiopatici, preoccupati - afferma Indolfi - stanno rifiutando la vaccinazione. L'invito generale a questi pazienti è invece a vaccinarsi perchè - conclude il presidente Sic - i cardiopatici hanno rischi maggiori di complicanze e letalità se colpiti da Covid-19».
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