Alpini, a Rimini sfilano le 18 Bandiere di guerra
È iniziata e si è chiusa con due solenni momenti di commozione la prima giornata ufficiale dell’Adunata Nazionale Alpini di Rimini e San Marino.
Dopo gli appuntamenti di ieri allo stadio Romeo Neri, l’apertura della tre giorni delle penne nere che culminerà nella grande sfilata di domenica è stata alle 9 in punto in piazza Cavour. Qui, sotto gli occhi del generale Ignazio Gamba, comandante delle truppe alpine, e del presidente Ana Sebastiano Favero, è stato issato il tricolore.
Lo stesso Favero, al microfono di Salvatore Montillo di Teletutto, ha spiegato il significato profondo di portare in sfilata le Bandiere di guerra, proprio in questo delicato momento storico che con l’Ucraina sotto attacco della Russia tiene con il fiato sospeso e in apprensione tutta Europa. E in cui la parola «guerra» assume un peso ancora più importante. «La Bandiera di guerra - dice - rappresenta la volontà di fare memoria, la riconoscenza del sacrificio di tutti coloro che sono caduti sul campo di battaglia, proprio perché noi potessimo vivere in pace».
E questa sera, nel cuore storico di Rimini - dall’Arco di Augusto fino alla piazza centrale - erano ben 18 le Bandiere di guerra in sfilata. «Un momento storico, una prima volta assoluta - sottolinea Favero - perché sotto lo stesso cielo sono state riunite le bandiere di tutti i reggimenti, che fin dalla loro nascita hanno costituito le brigate alpine».
A proposito di memoria e guerra, il presidente nazionale dell’Ana torna sulla polemica legata alla scelta del 26 gennaio - data della battaglia di Nikolajevka nel 1943 - scelta come Giornata nazionale dell’alpino. Favero allontana con fermezza ogni polemica: «Quella è una battaglia che ricordiamo perché ci sono stati tanti caduti, ma è stato il primo momento in cui gli italiani, e gli alpini in particolare, hanno capito quanto fosse sbagliata quella guerra». Una guerra, ricorda, che è stata combattuta non tanto per conquistare, quanto per tornare a casa. «Nikolajevka va dunque letta come una richiesta di libertà: come avevo già detto nei miei interventi sia alla Camera dei deputati che al Senato, il 26 gennaio significa rendere testimonianza dell’impegno degli alpini, in arma e in congedo. Ogni polemica è fuori luogo».
Intanto, con l’avanzare delle ore s’ingrossa il flusso di alpini in arrivo sull’Adriatico. Anche se le presenze sono meno del previsto - come confermato anche dai presidenti Ana delle tre sezioni bresciane, che ne contano circa settemila - per le strade non mancano i cori e l’entusiasmo. Si preannuncia una notte di lunghi festeggiamenti nei campi, ma anche nei locali e nei bar di Rimini che da giovedì registrano il tutto esaurito.
Domani, sabato 7 maggio, alle 10 ci sarà la deposizione della Corona all’altare della patria da parte delle sezioni bresciane, che poi saranno impegnate in una breve sfilata. Un assaggio di quella poderosa, a livello nazionale, che scandirà la giornata conclusiva di domenica (sarà trasmessa interamente, fin dalle 9, su TT2 e sul sito del Giornale di Brescia).
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato