Italia e Estero

Ai ragazzi: «Non possiamo sbagliare, fermiamo il contagio ora»

Il ministro Speranza dopo lo stop alle discoteche e le mascherine obbligatorie: «Un sacrificio inevitabile per poter riaprire scuole»
Discoteche e covid - Foto Ansa/Claudio Peri
Discoteche e covid - Foto Ansa/Claudio Peri
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«Non possiamo sbagliare sulla scuola e ogni provvedimento, ogni sacrificio chiesto è fatto pensando alla riapertura delle scuole che segnerà la vera fine del lockdown. Stiamo investendo risorse come non mai sulla scuola, ben vengano le assunzioni di nuovi insegnanti e i banchi nuovi». Così il ministro della Salute Roberto Speranza su Repubblica, dopo l'ordinanza adottata ieri sullo stop alle discoteche e una nuova stretta sull'uso delle mascherine all'aperto.

«Non fatemi passare per il maestrino con la bacchetta, guai a criminalizzare i giovani. Anzi è a loro che chiedo una mano: aiutateci a tenere sotto controllo il contagio. Tra meno di un mese dobbiamo riaprire scuole e università in sicurezza. E non possiamo sbagliare. Non c'è un finale già scritto in questa partita, dipende dai nostri comportamenti e tutti, a cominciare dai ragazzi, dobbiamo esserne consapevoli», spiega il ministro.

«Un sacrificio, lo so, ma è inevitabile per affrontare la sfida dell'apertura delle scuole, il vero cuore delle relazioni sociali del Paese. Non vogliamo chiudere in casa i ragazzi né rovinare le loro vacanze. Credo che possano continuare a divertirsi rispettando le uniche tre regole che sono rimaste: mascherine usate anche all'aperto, distanziamento di almeno un metro e igiene delle mani.

Sulla sua pagina Facebook, il ministro ha anche pubblicato un meme che recita «La sera leoni, la mattina tamponi», facendo riferimento all'aumento dei contagi riconducibili ai comportamenti scorretti durante la movida, specialmente tra i più giovani.

«I ragazzi sono stati straordinari durante il lockdown, lo hanno sofferto ed evidentemente, essendo stati meno colpiti dal virus, si sono lasciati prendere dalla voglia di divertirsi in estate. Purtroppo - sottolinea - dobbiamo fare i conti con un dato di fatto: l'età media dei contagiati nelle ultime settimane è scesa vertiginosamente, siamo intorno ai 39 anni e ci sono alcuni ragazzi in condizioni severe. È chiaro che il virus fa più male ai grandi e i giovani pagano un prezzo meno alto, ma possono portarlo a casa».

 

 

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