Italia e Estero

Accordo sul Mes, per l'Italia fino a 37 miliardi per la sanità

Le risorse saranno disponibili dal primo giugno: starà ai governi scegliere se attivare il prestito a tassi bassissimi
Ospedale (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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La nuova di linea di credito del Mes da 240 miliardi di euro dedicata alle spese sanitarie della pandemia, senza condizionalità e con monitoraggio ultralight, è arrivata al traguardo. Gli Stati che la vorranno avranno fino a dicembre 2022 per chiederla e dovranno restituire i suoi prestiti, a tassi bassissimi, entro dieci anni. Le richieste potranno partire già da metà maggio, non appena il board dei governatori del Mes si riunirà, mentre le risorse saranno disponibili dal primo giugno. Dopo di allora, starà solo ai Governi scegliere se attivare il prestito che può arrivare al 2% del Pil. In Italia, dove l'aiuto può arrivare fino a 37 miliardi di euro, il dibattito sulla sua utilità è ancora acceso.

Per il capo del Pd Nicola Zingaretti il Mes senza condizioni «è un'opportunità» da cogliere al volo, mentre per il leader della Lega Matteo Salvini «è una strada pericolosa e priva di certezze». E anche il Movimento 5 Stelle continua a mostrare scetticismo: «Sebbene debolmente migliorato, il Mes resta uno strumento inadeguato sia per la quantità di risorse che può mettere in campo, sia perché continua a essere insidioso nelle potenziali condizionalità future, sulle quali non sono stati ancora fugati tutti i dubbi». Il premier Giuseppe Conte chiarisce comunque che quanto fatto finora dall'Europa, cioè «le tre misure Sure, Bei e Mes sono insufficienti», e servirà un Recovery Fund «di notevoli dimensioni».

Dopo settimane di negoziati e polemiche, stavolta l'Eurogruppo ha approvato le conclusioni sul Mes in poche ore. Molto ha aiutato la lettera scritta dai commissari Dombrovskis e Gentiloni al presidente Centeno, che ha chiarito uno dei punti più controversi: a che tipo di monitoraggio dovranno sottoporsi i Paesi che chiederanno gli aiuti. Se ne occuperà la Commissione, nell'ambito delle tradizionali missioni che conduce nei Paesi della zona euro durante il Semestre europeo, quindi non ci saranno missioni ad hoc in stile troika come per la Grecia.

C'è un margine di discrezionalità che Bruxelles conserva, nel senso che dovrà adeguare «l'intensità» della sorveglianza alle difficoltà che un Paese attraversa. L'Eurogruppo ribadisce inoltre che «dopo» la fine degli aiuti, «gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici». Il Mes non avrà ruolo di monitoraggio, ma attuerà il sistema di allerta rapido «per assicurare una puntuale restituzione degli aiuti». I prestiti hanno le condizioni più convenienti attualmente esistenti sul mercato: scadenza a dieci anni, un tasso annuo di 0,1%, un costo una tantum di attivazione di 0,25% e un costo annuale per la gestione di 0,005%. E, come ha ribadito Gentiloni, ha «un solo requisito di condizionalità» legato alle spese sanitarie dirette e indirette e «la sorveglianza si concentrerà solo sull'uso coerente dei fondi». Quali saranno le spese eleggibili sarà quindi la Commissione a valutarlo, perché l'Eurogruppo non è entrato nei dettagli, dandole mandato anche su questo.

Dopo l'approvazione di alcuni Parlamenti, tra cui il tedesco e l'olandese, e la riunione dei governatori del Mes, già fissata per il 12 maggio, la linea di credito dovrebbe essere attiva. Non si può dire lo stesso invece per Sure, di cui manca ancora il regolamento. Un nuovo Eurogruppo la prossima settimana dovrebbe accelerare anche su questo punto. Ma per Conte non è abbastanza

Mes, Sure e Bei ammontano «ad una frazione di quanto altre grandi economie, come quella Usa, stanno spendendo per sostenere le loro imprese e le loro famiglie», per questo serve un Recovery Fund «di notevole dimensione, almeno 1 trilione di euro, per portare la dotazione totale della risposta europea in linea con le necessità finanziarie complessive dell'Ue». Ma su questo, l'Ue è ancora molto indietro. La proposta della Commissione non arriverà prima di un paio di settimane, e nel frattempo restano intatte le riserve di chi non vuole fare sforzi ulteriori nel bilancio comune, come Olanda, Danimarca e Svezia.

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