È il giorno dell'incoronazione di re Carlo III
Oggi è il giorno dell’incoronazione di re Carlo III e della regina consorte Camilla. Alle 11.40 italiane parte il corteo che porterà Carlo e Camilla da Buckingham Palace all’ingresso dell’abbazia di Westminster, alle 12 l’inizio della cerimonia ufficiale. Nella capitale britannica i preparativi fervono da giorni e c'è chi ha dormito in strada per accapparrarsi un posto in prima fila per assistere al corteo.
Ieri i leader e le teste coronate del mondo - incluso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - sono stati ricevuti per un incontro di benvenuto a Buckingham Palace da Carlo, da Camilla, dall'erede al trono William con la moglie Kate, da altri membri della dinastia (Harry escluso, visto che il principe ribelle è atteso solo per una toccata e fuga), oltre che dal premier britannico Rishi Sunak e da vari ministri. Il percorso del corteo reale è stato chiuso al traffico, bandiere e festoni sventolano sotto un cielo incerto e la polizia è già mobilitata per garantire la sicurezza: forte di 29.000 uomini, cecchini schierati e nuovi poteri d'intervento attribuiti non senza polemiche dal governo Tory attraverso la recente stretta legislativa sull'ordine pubblico del Public Order Bill.
Oltre ai fan della famiglia reale si annunciano le presenze di nicchie di contestatori convocati dalla frangia repubblicana militante del movimento Republic in un Paese nel quale il consenso alla corona resta dominante - sondaggi alla mano - fra gli over 50 o gli over 60, salvo affievolirsi tra indifferenza e disaffezione con il calare dell'età; fino a toccare i minimi storici (e una maggioranza di sentimenti anti monarchici espliciti) nella fascia giovanile dei ventenni.
Un contesto che il 74enne re Carlo, la 75enne regina Camilla e il resto dei Windsor rimasti attivi a corte si sforzano di affrontare con qualche parziale tentativo d'innovazione più inclusiva - nei riti celebrativi - delle differenze sociali, etniche, confessionali o di altro genere che marcano a fondo il Regno di oggi. E anche con qualche operazione simpatia sulla trincea delle pubbliche relazioni, come l'improvvisata fatta ieri ai passeggeri della tentacolare metropolitana di Londra, la popolare tube: dove un messaggio registrato direttamente da Carlo III - anche a nome della consorte - si è sostituito a quello della voce impersonale chiamata a dare indicazioni e raccomandazioni di prudenza, per augurare a tutti «un meraviglioso Coronation Weekend». Oltre che per ricordare di stare attenti a non inciampare secondo il proverbiale avvertimento «please, mind the gap». L'iniziativa ha sollevato più di un sorriso e moti d'approvazione.
Ma certo non basta a cancellare gli elementi di malumore cui l'incoronazione - pur in un'atmosfera ufficiale di entusiasmo prevalente - minaccia di fare da catalizzatore. Dinanzi a un sovrano non privo di sensibilità moderne su temi quali l'ambiente o la sostenibilità, e tuttavia meno tutelato da quella sorta di limitazione del diritto di lesa maestà conquistata da sua madre in lunghi anni di regno e impeccabile dedizione al ruolo istituzionale. A confermarlo non sono solo le proteste degli attivisti di Republic dietro lo slogan «Not my King», ma le tendenze centrifughe e le recriminazioni storiche contro lo schiavismo coloniale del passato che - dai Caraibi al Canada - riprendono quota fra i Paesi dell'ex impero rimasti legati alla corona dentro il Commonwealth. O i quesiti sulle ricchezze del monarca e sui costi pubblici della medesima incoronazione, stimati dai media (sicurezza compresa) fino a 100 se non a 250 milioni di sterline, anche a fronte di guadagni calcolati dagli operatori turistici in 350 milioni.
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