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Zona rossa a Nembro e Alzano, Crisanti consulente della Procura

L'uomo-simbolo della lotta al Covid in Veneto approfondirà l'eventuale rapporto di causa-effetto tra la mancata applicazione della zona rossa
Andrea Crisanti e Bergamo - Foto Ansa/Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
Andrea Crisanti e Bergamo - Foto Ansa/Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
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Il pronto soccorso dell'ospedale di Alzano Lombardo, chiuso e poi riaperto, e la mancata applicazione della zona rossa in Valseriana: si focalizza su questi due aspetti dell'inchiesta di Bergamo sulla pandemia da coronavirus il lavoro che nelle prossime settimane è stato affidato ad un consulente d'eccezione. I magistrati hanno deciso di affidare il delicato incarico a Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare e virologica dell'Università di Padova e uomo-simbolo della lotta al Covid-19 in Veneto.

Nell'ambito dell'inchiesta sulla zona rossa, i pm bergamaschi hanno già sentito come persone informate sui fatti il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i ministri della Salute e dell'Interno, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana e l'assessore al Welfare Giulio Gallera. Sono quattro, in particolare, le domande a cui il professore Crisanti, un'ora e mezza di colloquio «cordiale e proficuo» con il procuratore facente funzione Maria Cristina Rota e i pm del suo pool, dovrà cercare di rispondere nei prossimi novanta giorni. Riguardano appunto la mancata istituzione della zona rossa e il pronto soccorso di Alzano. Nessuna richiesta invece sulle morti nelle Rsa, che fanno parte di un altro filone d'inchiesta.

Per farlo, Crisanti si avvarrà di colleghi esperti di modelli matematici e statistici. Dovranno capire se esiste un rapporto di causa-effetto tra la mancata applicazione della zona rossa, la riapertura del Pronto soccorso e l'ecatombe di morti nel Bergamasco. Non si escludono comparazioni con altre zone in cui la curva dei decessi è andata in modo diverso a seconda dei provvedimenti presi. Quelli presi in Lombardia saranno verificati alla luce delle direttive dell'Istituto superiore della Sanità per valutarne la congruità. Aspetti tutti da valutare nella loro complessità, anche se una prima considerazione, a caldo, Crisanti l'ha fatta: «Spero di fare bene anche qui, non so se sarò in grado. Se all'ospedale di Schiavonia avessimo fatto come ad Alzano, sarebbe stata una strage...».

L'ex direttore generale del Welfare lombardo, Luigi Cajazzo, da qualche giorno vicesegretario generale con delega all'integrazione sociosanitaria della Lombardia, sentito dai pm di Bergamo, aveva detto che la decisione di riaprire il pronto soccorso di Alzano era stata «presa in accordo con la direzione generale della Asst di Bergamo Est», in quanto era stato assicurato che era «tutto a posto»: i locali sanificati e predisposti «percorsi separati Covid e no Covid».  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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