Italia e Estero

Yara, oggi in aula i genitori della 13enne

Tra i 14 testimoni la madre e il padre della vittima, Maura Panarese e Fulvio Gambirasio
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«Temo che a mia figlia sia successo qualcosa di grave. Per tutta la notte abbiamo provato a chiamare e a inviare sms sul telefono cellulare di nostra figlia ma lo stesso risultava essere sempre spento». Sono le parole di Fulvio
Gambirasio, padre di Yara, nella denuncia per scomparsa di persona che presentò la mattina del 27 novembre del 2010 ai carabinieri di Ponte San Pietro dopo una notte insonne in attesa del ritorno a casa di sua figlia che non era rientrata dalla palestra di Brembate di Sopra nel pomeriggio precedente («scomparsa tra le 17 e 30 e le 18», preciserà Gambirasio).

Per lui, sua moglie Maura Panarese e gli altri loro figli quel giorno era cominciato un incubo concluso nel modo peggiore che un genitore possa immaginare: Yara, uccisa, fu trovata tre mesi dopo, a pochi chilometri di distanza da casa. Quell'incubo che Fulvio Gambirasio, la moglie e la figlia Keba oggi saranno costretti a rivivere nell'aula della Corte d'assise di Bergamo nel processo per l'omicidio della ragazza che vede imputato il muratore di Mapello Massimo Bossetti.

Tra i 14 testimoni la madre e il padre della vittima, Maura Panarese e Fulvio Gambirasio. Si comincia proprio dalla mamma di Yara, alle 9.30.

A seguire il padre e la primogenita Keba, la sorella di Yara, oggi ventenne: doveva essere lei, la sera del 26 novembre 2010, a portare il registratore alla palestra di Brembate Sopra. Invece, si offrì Yara: dopo aver insistito, come si era sostenuto all’inizio dell’inchiesta (e dunque col sospetto che avesse un appuntamento tenuto segreto); senza alcuna insistenza, come ha precisato in seguito la famiglia.

Poi parola alla zia Nicla, chiamata a far luce soprattutto sulla frequentazione - con la nipote Yara - del supermercato Eurospin di via Locatelli a Brembate Sopra. È qui, sostiene chi indaga, che il carpentiere potrebbe aver approcciato la ragazzina e dunque aver avuto gioco facile, da viso noto, a farla salire sul furgone la sera in cui sparì.

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