Voto per il Quirinale, parlamentari bresciani in linea coi leader
Da un lato contrastare l’esclusione, dall’altro scongiurare la fine anticipata della legislatura. È questa la spremuta della prima giornata di votazioni da parte dei grandi elettori, servita rispettivamente dal centrodestra e dal centrosinistra bresciani, che, complessivamente tra Camera e Senato, contano dodici grandi elettori tra i due (macro) schieramenti.
Simona Bordonali, deputata della Lega, partito in cui ha sempre militato fin dal suo ingresso in politica, da giovanissima, lo dice chiaro e laconico: «Matteo Salvini, con tutto il centrodestra, sta individuando una figura di alto profilo che possa andar bene a tutte le forze politiche, e quindi non accettiamo in alcun modo veti dal centrosinistra».
Più morbido, ma altrettanto convinto della necessità di far emergere una proposta dal trio Meloni-Salvini-Berlusconi è l’ex sindaco di Brescia, ora senatore di Forza Italia, Adriano Paroli: «Alla luce delle ultime trattative, il centrodestra, essendo sulla carta a maggioranza relativa nei grandi elettori, ritiene doveroso fare delle proposte: non devono essere necessariamente esponenti di questa ala, ma se ci è negata anche solo la possibilità di fare dei nomi, vuol dire che (il centrosinistra, ndr) ha visto un altro film. Anche le trattative che noi abbiamo messo nella condizione migliore perché possano essere proficue rischino di trasformarsi in uno scontro se qualcuno non ci mette la testa, a sinistra, in modo più responsabile. Questo è ciò che sta mancando, io spero che nelle prossime ore questa lacuna venga colmata con un po’ di buon senso».
Molto diversi i timori e le speranze sul fronte del partito di via del Nazareno: «Chiediamo al centrodestra un candidato unitario - dice Alfredo Bazoli, deputato Pd - chiediamo di non rompere l’unità nazionale che si è costruita attorno al governo Draghi». L’idea ribadita da Bazoli è «un candidato super partes che consenta di proseguire anche l’esperienza di governo e di legislatura, per concluderla nel migliore dei modi». Con una motivazione: «Siamo ancora in una situazione di emergenza e non possiamo permetterci elezioni anticipate, perciò vogliamo un nome autorevole e condiviso. Questa, secondo noi, è l’unica condizione per evitare uno strappo che segnerebbe anche il rischio della fine della legislatura».
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