Italia e Estero

Verso il governo giallorosso: Calenda lascia il Pd

Si è dimesso dalla direzione con una lettera a Nicola Zingaretti e Paolo Gentiloni
Ministro per l’industria. Carlo Calenda, il suo piano 4.0 è stato varato a inizio 2017 - © www.giornaledibrescia.it
Ministro per l’industria. Carlo Calenda, il suo piano 4.0 è stato varato a inizio 2017 - © www.giornaledibrescia.it
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Carlo Calenda si è dimesso dalla direzione del Pd con una lettera a Nicola Zingaretti e Paolo Gentiloni. Decisiva per la decisione l'alleanza con M5S. Nel lungo testo l'eurodeputato annuncia di lasciare la carica dirigenziale, ma «non la comunità» del Pd.

«Dal giorno della mia iscrizione - scrive Calenda nella lettera indirizzata a Paolo Gentiloni e Nicola Zingaretti - ho chiarito che non sarei rimasto nel partito in caso di un accordo con il M5S. La ragione è semplice: penso che in democrazia si possano, e talvolta si debbano, fare accordi con chi ha idee diverse, ma mai con chi ha valori opposti. Questo è il caso del M5S. Le ragioni le abbiamo spiegate ai nostri elettori talmente tante volte che non vale la pena ripeterle qui».

«Non saranno 5 o 10 punti generici - scrive ancora Calenda - a far mutare natura a chi è nato per smantellare la democrazia rappresentativa cavalcando le peggiori pulsioni antipolitiche e cialtronesche di questo Paese. Sapete bene che nulla abbiamo in comune con Grillo, Casaleggio e Di Maio. Ed è significativo il fatto che il negoziato non abbia neanche sfiorato i punti più controversi: dall'Ilva alla Tav, da Alitalia ai navigator. Un programma nato su omissioni di comodo non è un programma, è una scusa. Nell'ultimo anno sono stato molte volte in disaccordo con le decisioni del Partito, ma ho sempre rispettato il volere della maggioranza. Questo caso è differente. Stringendo l'alleanza con il M5S, il PD rinuncia a combattere per le sue idee e i suoi valori. E questo non posso accettarlo».

«Mi domando - si legge ancora nella lettera - come possiate pensare di affrontare un Governo con i 5S, in un momento così difficile per tutto l'Occidente, con un partito già sostanzialmente in pezzi e pronto a esplodere in ogni istante al manifestarsi di convenienze personali. Il combinato disposto della debolezza del PD e delle profonde differenze con i 5S non porterà nulla di buono all'Italia e al partito». «Ma non è solo per ragione di coerenza o di serietà che avremmo dovuto scegliere la strada delle elezioni. Dare vita in questo modo a un Governo con Grillo e Casaleggio vuol dire rinunciare a fare politica. I progressisti vengono sconfitti in tutto il mondo perché negli ultimi trent'anni non hanno visto il prodursi di una frattura profondissima tra progresso e società. Il nostro futuro dipende dalla capacità di capire cosa è accaduto e proporre una visione e un progetto adatto ai tempi. Da qui non si scappa e non si può scappare».

«Lascio una dirigenza di cui non mi sento più parte, non una comunità che sono orgoglioso di rappresentare. Le 280.000 persone che mi hanno accordato il loro voto di preferenza alle elezioni europee sapevano perfettamente come mi sarei comportato in caso di accordo con i 5S. A loro devo innanzitutto coerenza. Lavorerò in Europa nel gruppo SeD, mentre in Italia rafforzerò Siamo Europei per dare una casa a chi vuole produrre idee concrete per una democrazia liberal-progressista adatta a tempi più duri e non ha paura del confronto con i sovranisti. Cercherò di mobilitare forze nuove. La mancanza di decoro generalizzata degli attori di questa crisi dimostra chiaramente che c'è l'urgenza di chiamare all'impegno una nuova classe dirigente. Le elezioni arriveranno. Le avete solo spinte più in là di qualche metro. Quando sarete pronti a lottare ci troveremo di nuovo dalla stessa parte», conclude Calenda. 

 

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