Variante «Delta» in Lombardia, 81 i casi finora rilevati
Sono finora 81 i casi di variante Delta rilevati in Lombardia, cioè soggetti risultati positivi al coronavirus nella forma che tra aprile e maggio ha causato una grave ondata di contagi in India.
La notizia, anticipata dal Corriere della Sera, arriva da fonti interne a Regione Lombardia. La cifra racconta il totale dei casi individuati fino a oggi: due sono stati identificati ad aprile, 70 a maggio (fra questi almeno un caso bresciano) e 9 nei primi 14 giorni di giugno. Il numero dei casi di giugno, pur essendo ancora a metà mese, fanno ipotizzare già un calo netto rispetto a maggio. Sul totale delle genotipizzazione del Covid-19, poi, la percentuale della variante Delta è stata dell'1,20% in maggio e dell'1,15% per questa prima metà giugno.
Diversa è la situazione dell'Inghilterra, dove Boris Johnson ha deciso ieri di rimandare le riaperture previste per il 21 giugno al 19 luglio, proprio per il numero elevato di contagi della variante Delta. «Serve più tempo - ha detto il premier britannico in una conferenza stampa a Downing Street - per dare al servizio sanitario nazionale qualche settimana in più per somministrare i vaccini a chi ne ha bisogno». Per Johnson è doveroso «rilasciare l'acceleratore» del ritorno alla normalità, perché la diffusione della variante Delta preoccupa: i casi crescono in Inghilterra di circa il 64% a settimana e aumentano i ricoveri, inclusi quelli in terapia intensiva. Anche la Francia sta registrando la presenza di 50-150 nuovi casi con variante Delta ogni giorno.
C'è da preoccuparsi? Le autorità inglesi considerano la variante preoccupante perché alcuni studi dimostrano che ha una capacità di diffondersi più velocemente rispetto alla versione iniziale del coronavirus e i vaccini potrebbero avere una efficacia inferiore. Per il vaccino Pfizer-BioNTech si parla di una copertura del 79% contro la variante Delta, rispetto al 92% contro il ceppo Alpha. Mentre per quello di AstraZeneca la protezione sarebbe del 60%, rispetto al 73% sulla variante inglese. Fra le ragioni di una diffusione tanto repentina ci potrebbe essere anche la sintomatologia diversa, rispetto alle altre varianti, rappresentata da mal di testa, mal di testa e naso che cola. «Potrebbe essere scambiato più come un brutto raffreddore», ha affermato il professor Tim Spector, a capo del progetto inglese Zoe Covid Symptom. Per questo il rischio è che le persone affette non prestino particolarmente attenzione e contribuiscano così a diffondere la variante.
Il problema più rilevante per l'Italia però è che il nostro Paese finora ha cercato poco le varianti del coronavirus, come spiega bene questo approfondimento de il Post. Dal momento che sequenziamo meno tamponi di quanto dovremmo, abbiamo avuto fino ad adesso un'idea imprecisa di quanto sia diffusa la variante Delta.
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