Italia e Estero

Uragano Irma: il racconto di Francesca, da turista a sfollata

La nostra collega Francesca Marmaglio, in vacanza a Miami, racconta la sua esperienza in un centro di accoglienza
A MIAMI IN ATTESA DI IRMA
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La notte è passata veloce. La sveglia è suonata alle 6 questa mattina. Dobbiamo fare il check-out in albergo e andare a Doral, un quartiere di Miami a 35 chilometri da dove siamo ora, nell'entroterra. Dovremmo essere ospitate in una scuola adibita a centro di emergenza. Arriviamo prestissimo, ma qualcuno è già in coda. Si parla di uragani passati, e di che altro se no.

Giusto per tranquillizzarci: «Irma arriva. Sabato notte. Ma ha perso forza. Ora è categoria 4» dicono. Non ci rasserena. La categoria suddetta presenta un uragano che va a più di 300 chilometri orari. La gente parla solo spagnolo, l'americano qui sembra una seconda lingua. Così capiamo quasi tutto quello che sentiamo.

La coppia di mezza età davanti a noi ha portato borse cariche di cibo e acqua. «Noi non abbiamo niente» penso. Anzi, l'unica cosa che abbiamo in questo momento è solo un po' di agitazione.

Fa caldo. Il sole comincia a battere sulla testa. Abbiamo solo una bottiglietta d'acqua a testa, io e la mia amica. Arrivano i soldati. Saranno una ventina. Poi la Polizia. «Stiamo aspettando che la Croce Rossa finisca di preparare. Poi potete entrare per la registrazione».

Quel «poi» sembra infinito. Siamo fuori dal cancello dalle 7 di questa mattina. Non abbiamo nemmeno fatto colazione. Mi metto le mani nei capelli. Sto quasi per crollare. «Ladies» una voce dall'alto. È uno dei soldati. Si accuccia vicino a me e mi chiede di dove siamo, dove eravamo alloggiate, se abbiamo bisogno di qualcosa. «Drink water e don't worry» conclude. E il cuore mi si alleggerisce.

Sono le 11 e a gruppi di tre ci fanno entrare in palestra. Qui dove giocano i Bisont noi dormiremo. Insieme a centinaia di famiglie. «C'è un italiano laggiù - mi dice l'amico soldato (adesso che sono accomodata gli chiederò il nome) - è di Vicenza». Tiro un sospiro di sollievo, gli faccio un sorriso. Mi sento già un po' più a casa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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