Italia e Estero

Un bresciano a Seul: «Ecco perché la Corea è quasi Covid free»

Strade piene, negozi aperti, vita normale: le tre mosse che hanno contrastato la pandemia
Le strade di Seul lo scorso fine settimana - Foto Epa/Yonhap South Korea Out © www.giornaledibrescia.it
Le strade di Seul lo scorso fine settimana - Foto Epa/Yonhap South Korea Out © www.giornaledibrescia.it
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Camminando da europeo tra le vie di Seul e di Incheon si ha la sensazione che il coronavirus si sia dimenticato della Corea del Sud. Le strade sono piene di gente che chiacchiera. I negozi sono aperti senza restrizioni di orario e persone. Gli internet cafè sono affollati di gente che sfrutta la connessione al prezzo di un cappuccino.

Eppure, i numeri rilasciati dal governo raccontano di meno di 500 nuovi casi al giorno da marzo. La domanda sorge spontanea: come mai una nazione paragonabile all’Italia come numero di abitanti non è in preda al panico da pandemia?

Le risposte sono tre: rispetto delle regole, tecnologia ed elevato senso civico. In febbraio la Corea fu uno dei primi Paesi colpiti da coronavirus e, vista anche la vicinanza con la Cina, i casi schizzarono subito oltre i 1.000 contagi al giorno. Il governo si mise all’opera per mettere in piedi una macchina entrata a regime in poco tempo, anche grazie alla collaborazione della popolazione.

Un paio di volte al giorno i coreani (e chi entra nel Paese) devono comunicare il proprio stato di salute alle autorità tramite una app, tenendo la geolocalizzazione attiva. Così facendo si ha un tracciamento completo di ogni persona, sia in base ai sintomi sia di spostamenti. Unendo un severo distanziamento sociale all’uso della mascherina, il numero di contagi giornaliero è crollato drasticamente.

E la popolazione, nella stragrande maggioranza, ha osservato le regole con scrupolo.

La paura però resta: molti ristoranti hanno visto un calo delle prenotazioni tra il 30 e il 40%. In tanti negozi si riesce ad entrare senza problemi, mentre 11 mesi fa si doveva aspettare il turno in coda. Quel che stupisce piacevolmente è il rispetto e la cura per il prossimo, anche per gli estranei. In Corea del Sud l’uso quotidiano delle mascherine chirurgiche è rispettato; di più: se, in questi mesi, si è troppo vicini ad un’altra persona sono i concittadini a chiederti di allontanarti perché il contatto può essere pericoloso per entrambi. Una mentalità che guarda al rispetto delle regole e al bene comune prima del proprio. E i dati dei contagi giornalieri parlano chiaro: forse hanno ragione loro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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