Ue irritata con Roma: «Non paga 20 miliardi, così è una farsa»
Bruxelles, sotto attacco del governo giallo-verde, si difende. Ed è di nuovo scontro con Roma, che per bocca del vicepremier Luigi Di Maio ribadisce la minaccia di veto dell’Italia sul budget Ue 2021-2017 «se la situazione sull’immigrazione non cambierà di qui a breve». Un clima che non promette niente di buono in vista delle riunioni informali Difesa e Esteri dei ministri Ue a Vienna dei prossimi giorni, dove atterrerà l'ultimatum italiano di fine agosto per i porti di sbarco dei migranti delle navi che partecipano alla missione contro i trafficanti di esseri umani EunavforMed Sophia.
A scatenare le nuove frizioni è stata un’intervista del commissario europeo al Bilancio, Guenther Oettinger, in cui il politico bavarese ha «corretto» la cifra «caricatura» di 20 miliardi di contributo dell’Italia al budget europeo, diffusa nei giorni scorsi dal leader pentastellato. «L’Italia paga 14, 15, 16 miliardi l’anno. Ma considerando quello che riceve dal bilancio Ue» per i programmi di coesione, ricerca e infrastrutture, a conti fatti, «il contributo netto è di circa tre», ha evidenziato il bavarese.
L’intervento non è affatto piaciuto al capo politico dei 5 Stelle. «Secondo l’Europa il veto del governo italiano sul bilancio e sui contributi netti è una farsa - ha attaccato Di Maio -. Questo la dice lunga sulla considerazione che hanno del nostro Paese. Evidentemente sono abituati a premier e ministri italiani che vanno a Bruxelles con il cappello in mano». E il vicepremier si è scagliato anche contro la Germania, dove poche ore prima il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert aveva messo in guardia: il finanziamento del bilancio europeo «è stato ratificato nei Trattati europei. E vale per tutti».
«Parlano ancora, nonostante tutto, dei sacri dogmi contenuti nei Trattati - ha ribattuto il vicepremier -. Una visione miope e a tratti folle che non è capace di fotografare la realtà. Specialmente perché, per loro, i sacri Trattati si interpretano; altrimenti dovrebbero pagare miliardi di euro per il loro export che danneggia tutto il sistema economico comunitario». L’esecutivo di Jean-Claude Juncker, che più di qualsiasi altro in questi anni si è speso per trovare soluzioni all’emergenza migratoria, spesso scontrandosi con gli egoismi degli Stati membri, ha provato a difendersi anche dalle critiche del premier Giuseppe Conte sull’insuccesso nel coordinamento per la soluzione del caso Diciotti, definito un «fallimento».
«Occorre non dimenticare che in queste ultime settimane e mesi la Commissione ha giocato un ruolo diplomatico per trovare soluzioni» per i migranti «a bordo dei barconi - ha avvertito la portavoce Tove Ernst -. Occorre non dimenticare che il lavoro della Commissione ha portato i suoi frutti negli ultimi mesi, e che siamo pronti a farlo, anche in futuro». Ma sulla rotta Roma-Bruxelles infuria, sempre di più, un vento di tempesta.
Nonostante la buriana, intanto, Berlino si dice sicura che presto si arriverà ad un’intesa con Roma sui movimenti secondari. «Siamo già molto avanti e arriveremo ad un accordo», ha detto ieri il ministro degli Interni tedesco, il falco Horst Seehofer. L’accordo è necessario affinché i richiedenti asilo già registrati in Italia, cioè con le impronte digitali inserite nella banca dati Eurodac, possano essere rimandati indietro entro 48 ore dalla Germania, ha ricordato Seehofer. Tra la fine di luglio e la metà di agosto la Germania ha firmato accordi bilaterali in questo senso con Spagna e Grecia.
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