Ucraina, la strage alla stazione dei treni di Kramatorsk
Una strage deliberata di civili in fuga. Alla stazione di Kramatorsk, nella regione di Donetsk, l’attacco è arrivato in mattinata, quando era più affollata.
Almeno quattromila persone cercavano di salire su uno dei treni della salvezza per lasciare l’est dell’Ucraina, seguendo l’avviso delle autorità che avevano invitato la popolazione a scappare il prima possibile in vista di un imminente nuovo assedio sul Donbass, dove i russi da giorni concentrano le loro forze. E a quel punto è stato un massacro. Almeno 50 vittime - 38 morte sul posto, altre 12 in ospedale - e 300 feriti. Tra gli uccisi anche 10 bambini. E subito dopo il raid, sui frammenti del razzo recuperati nei pressi della stazione, i soccorritori hanno trovato un’inquietante scritta bianca in russo: «Per i bambini».
«Un massacro deliberato» delle forze russe, l’ha definito il ministro degli Esteri ucraino Kuleba. Reazioni sdegnate sono giunte da tutto il mondo. Il presidente americano Joe Biden ha parlato di una «orribile atrocità», mentre la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, in visita a Kiev, si è detta «sconvolta» da questo attacco «spregevole».
Il rimpallo di accuse
Ma Mosca ha negato ogni responsabilità, denunciando ancora una volta una «provocazione» nemica e affermando che l’attacco è stato compiuto da un battaglione ucraino dalla vicina località di Dobropolye per «impedire ai civili di partire e usarli come scudi umani». All’origine del rimpallo di accuse c’è stavolta la disponibilità del razzo impiegato nel bombardamento. Per la commissaria per i diritti umani del Parlamento di Kiev, Lyudmyla Denisova, è stato usato un missile a grappolo russo ad alta precisione Iskander. Secondo fonti di intelligence italiane, invece, si è trattato di un missile Tochka SS 21 Scarab, che i russi avrebbero ritirato dal servizio nel 2020, ma di cui potrebbero avere mantenuto uno stock. Lo stesso tipo di razzi fa parte però anche dell’arsenale ucraino, tanto che ieri sera la Difesa di Mosca ha rivendicato al distruzione di 8 lanciamissili Tochka-U. Una ricostruzione confermata dal direttore della Rivista italiana difesa, Pietro Batacchi. «Il missile - ha spiegato l’esperto - è in dotazione sia alle forze ucraine sia a quelle russe. I russi lo avevano tolto dal servizio qualche anno fa, ma poiché i più moderni Iskander stavano finendo, l’hanno rimesso in servizio e il suo impiego da parte dei russi è stato già documentato in altre occasioni in Ucraina».
Il massacro dei civili
Di certo, c’è l’ennesimo massacro di civili. Dall’inizio della guerra, almeno 1.626 uccisi secondo l’Onu, tra cui 132 bambini. Ma il bilancio reale, ammettono le stesse Nazioni Unite, è di certo ancora più drammatico. Anche per le difficoltà di recuperare i corpi delle vittime. Come a Kramatorsk, dove per ore i soccorritori sono stati impegnati a recuperare pezzi di corpi, tra vetri rotti e bagagli abbandonati. «Quella di Kramatorsk era solo la stazione ferroviaria nell’Ucraina orientale dove le persone si erano radunate in attesa dell’evacuazione. In questo modo la Russia protegge i russofoni? Qualcuno può spiegare perché sparare ai civili con i missili?», ha accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
«Questo è un altro tentativo di chiudere le vie di fuga per coloro che fuggono da questa guerra ingiustificata», ha denunciato l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, in visita a Kiev. Ma se Kramatorsk è stato teatro dell’ultima strage, dal resto del Paese arrivano nuove segnalazioni di crimini contro l’umanità. Come nel caso di Bucha e Borodyanka, le notizie sui massacri dei civili sono arrivate dopo il passaggio dei russi. A Makarov, sempre nella zona della capitale, sono stati trovati 132 corpi di persone, in molti casi uccise da colpi di arma da fuoco e sepolte in fosse comuni, ha denunciato il sindaco Vadym Tokar. Ma le informazioni su brutalità ancora più efferate sono arrivate dal villaggio di Husarivka, nella regione di Kharkiv, liberato il 4 aprile. Secondo le forze dell'ordine locali, i russi avevano allestito una camera di tortura: «Le persone sono state bruciate vive», è stato documentato nell'indagine, in cui si parla di corpi mutilati di civili, compreso un bambino, rinvenuti in una casa privata.
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