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Uccise il padre con la fiocina, 'guidato da un impulso d'odio'

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SASSARI, 09 LUG - "Ho sentito un impulso d'odio, come un colpo di collera che è andato oltre il mio autocontrollo. Un gesto che non avevo motivo di fare e che ho compiuto perché sono privo della mia integrità psicofisica". Sono le parole pronunciate questa mattina davanti alla Corte d'assise di Sassari da Alberto Picci, il 50enne cagliaritano a processo per l'omicidio del padre, Giuseppe, morto alla fine di una lunga agonia, dopo essere stato infiocinato e accoltellato alla testa, nel sonno, all'alba del 27 aprile 2022, a Santa Maria Coghinas. Una feroce aggressione compiuta dal figlio, che si era accanito anche sulla madre, Maria Giovanna Drago, colpendola alla testa con un coltello multiuso. Per questo fatto Picci è già stato condannato a 12 anni per tentato omicidio, sentenza passata in giudicato. Dopo la morte del padre, però, il pm Angelo Beccu ha incriminato il 50enne per omicidio, e oggi l'imputato, difeso dall'avvocato Claudio Mastandrea, si è sottoposto all'esame davanti alla Corte d'assiste presieduta dal giudice Massimo Zaniboni (a latere Valentina Nuvoli). "Non avevo intenzione di fare del male a mio papà e a mia mamma. Mi stavano ospitando a casa loro perché si fidavano di me - ha raccontato - Di notte, verso le 4, mio padre si è alzato per andare in bagno, premendo l'interruttore della luce ha fatto rumore, mi ha svegliato. Ho cercato di riaddormentarmi ma mi sono innervosito, ho sentito un impulso che non sono riuscito a controllare: ho preso il fucile da pesca dalla sacca, ho sentito qualcuno nella sala, non si vedeva nulla, mi è partito il colpo e poi ho visto mio padre che si dimenava per togliersi l'arpione dalla testa". L'imputato ha quindi proseguito: "Ho preso un coltello e l'ho colpito, poi ho preso un coltello multiuso, sono andato in camera da mia mamma e ho colpito anche lei. Poi ho chiamato i carabinieri e gli ho detto: 'chiamate un'ambulanza, ho fatto un casino'". In aula sono stati sentiti anche i medici legali Valentina Piredda, che ha visitato Giuseppe Picci durante il suo ricovero in ospedale, e Francesco Serra, che ha eseguito l'autopsia: i medici hanno cofermato la connessione fra le ferite riportate dall'anziano e la morte, avvenuta per infiammazione polmonare conseguente alle lesioni e alla degenza.

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