«Troppe reticenze e depistaggi sulla strage di piazza Loggia»
«Sono troppe le reticenze e i depistaggi che hanno percorso le indagini sulla strage di piazza Loggia, come se la coltre di fumo sollevata dall'esplosione della bomba, la mattina del 28 maggio di 43 anni fa, non si fosse dispersa ma si fosse invece propagata sull'Italia intera».
È questo uno dei passaggi della requisitoria del sostituto procuratore generale della Cassazione, Alfredo Viola, all'udienza per la strage di piazza della Loggia a Brescia in corso davanti alla Suprema Corte all'udienza, in relazione al filone che vede imputati Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, i due neofascisti condannati all'ergastolo nell'appello bis.
«Si tratta di un processo indiziario, complesso, ma non impossibile: anche se non c'è la pistola fumante, è lo stesso possibile accertare le responsabilità - ha proseguito il pg Viola - e in questa vicenda ci sono voluti anni per rimuovere gli effetti di indagini errate, o volutamente errate».
Il pg Viola inoltre ha sottolineato che «non è inconsueto che le verità processuali richiedano tempi lunghi per l'accertamento delle responsabilità, e se c'è una cosa buona in tutto questo tempo che è passato è che l'enorme distanza dai fatti consente di cogliere l'immagine di tutta la foresta e non quella delle singole foglie».
Il pg sta chiedendo il rigetto di buona parte dei motivi di ricorso dei due neofascisti Maggi e Tramonte.
«Siamo determinati a porre la parola «fine» a questo processo: si tratta di un crimine che ha dilaniato vittime e famiglie e che ha profondamente inciso il tessuto della democrazia, ma la magistratura italiana ha saputo concludere processi per fatti altrettanto gravi e inquietanti».
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