Trent'anni fa la strage di via d'Amelio, il fratello di Borsellino: «Oggi chiediamo silenzio»
Trent’anni fa venivano uccisi il magistrato Paolo Borsellino, dopo 57 giorni dalla morte del collega e amico Giovanni Falcone, e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi.
Il 19 luglio 1992, poco prima delle 17, una forte esplosione scuote via D'Amelio a Palermo. A saltare in aria è un'autobomba, una Fiat 126 rubata, caricata d'esplosivo e piazzata in prossimità del civico 21, davanti all'abitazione di Maria Pia Lepanto, madre di Paolo Borsellino, e della sorella del magistrato, Rita. È domenica e il giudice, accompagnato dalla sua scorta, si reca in visita dalla madre. Proprio mentre Borsellino si trova davanti al portone d'ingresso, viene azionato il telecomando che fa esplodere l'auto. La via si trasforma subito in un inferno: un forte boato risuona in città, tremano gli edifici, i vetri vanno in frantumi, c'è distruzione ovunque. Tra gli agenti della scorta presenti, sopravvive solo Antonino Vullo. Scompare anche l'agenda rossa del magistrato, contenente i suoi appunti.
Il fratello di Borsellino
Sulle celebrazioni di oggi pesa però la recente sentenza del processo a Caltanissetta sul cosiddetto depistaggio (prescrizione per due poliziotti e assoluzione per il terzo) che ha creato amarezza tra i familiari delle vittime. «Avremmo voluto celebrare il trentesimo anniversario con una vittoria sulla mafia e quindi con la scoperta della verità, purtroppo sarà anche quest'anno solo un appuntamento rimandato», dice Salvatore Borsellino, fratello del magistrato.
«Sono stati celebrati numerosi processi ma ancora attendiamo di conoscere tutti i nomi di coloro che hanno voluto le stragi del '92-'93. Abbiamo chiaro che mani diverse hanno concorso con quelle di Cosa Nostra per commettere questi crimini ma chi conosce queste relazioni occulte resta vincolato al ricatto del silenzio», prosegue Salvatore Borsellino. «Ora chiediamo noi il silenzio - avverte -. Silenzio alle passerelle. Silenzio alla politica. Perché invece di fare tesoro di ciò che in questi trent'anni è successo, ci accorgiamo che la lotta alla mafia non fa più parte di nessun programma politico».
E spiega che «quest'anno la nostra giornata di memoria si intitolerà Il Suono del Silenzio e poiché niente deve poter rompere questo silenzio, se non la musica, domani (oggi per chi legge, ndr) ci sarà in Via D'Amelio soltanto una pedana sopra la quale ci sarà un grande violoncellista, Luca Franzetti».
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