Italia e Estero

Tracciamento del virus: a che punto siamo con l'app Immuni

Sappiamo chi l'ha fatta e come funziona. Al momento non si sa quando sarà pronta e quanto sarà efficace nella lotta al coronavirus
L'app Immuni è stata selezionata dal governo a metà aprile - Foto Ansa/Ettore Ferrari
L'app Immuni è stata selezionata dal governo a metà aprile - Foto Ansa/Ettore Ferrari
AA

Dell'app di tracciamento Immuni sappiamo chi l'ha fatta e come ci si aspetta che funzioni. Quello che al momento non si sa con precisione è come sia stata selezionata, quando sarà pronta e quanto sarà efficace nella lotta alla diffusione in Italia dell'epidemia di coronavirus.

Il contact tracing, come è avvenuto in Cina o in Corea del Sud, dà risultati positivi solo quando è integrato in un sistema strategico più ampio. L'app, insomma, non fa la differenza di per sé, ma solo se dialoga con il sistema sanitario a più livelli, soprattutto per quanto riguarda l'esecuzione dei test e dei tamponi, la rete dei medici di base e di chi è deputato alla sorveglianza degli isolamenti domiciliari.

Vittorio Colao, a capo della task force nominata dal governo per la pianificazione della Fase 2, era stato molto chiaro. In un'intervista al Corriere della Sera rilasciata appena dopo la pubblicazione del Dpcm del 26 aprile, aveva dichiarato: l'app Immuni servirà solo «se arriva in fretta e se la scarica la grande maggioranza degli italiani. È importante lanciarla entro la fine di maggio; se quest'estate l'avremo tutti o quasi, bene; altrimenti servirà a poco». Si stima che la soglia per il funzionamento si attesti attorno al download da parte di almeno il 60% dei cittadini.

I tempi, in effetti, quelli sono. Il commissario straordinario per l'emergenza Domenico Arcuri ha confermato oggi che l'applicazione sarà disponibile solo «a cavallo della fine del mese». Le previsioni all'inizio erano state più ottimistiche, tanto da considerarla uno strumento indispensabile per la ripartenza. Come sappiamo, la Fase 2 è iniziata lo scorso 4 maggio, ma rallentamenti nella scelta e poi nello sviluppo fanno di Immuni una soluzione tecnologica ancora piuttosto misteriosa.

Quello che sappiamo è, più o meno, come funziona e chi l'ha creata. Quello che non conosciamo - e su cui sta indagando in queste ore il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) - è in base a quali criteri il governo l'abbia scelta. Ieri il Copasir ha ascoltato il ministro dell'Innovazione tecnologica Paola Pisano, che secondo il presidente Raffaele Volpi ha «ampiamente risposto» alle domande sull'architettura del tracciamento personale. Il confronto è stato «utile ad arricchire il rapporto che lo stesso Comitato trasmetterà alle Camere». Le audizioni non sono finite e procederanno nei prossimi giorni per avere un quadro complessivo più delineato. 

Ricostruiamo la situazione.

Cos'è e come funziona Immuni
L'app è stata sviluppata dall'azienda italiana Bending Spoons, in cui lavorano anche alcuni ingegneri bresciani. Il suo scopo è tracciare in modo digitale i contagi di Covid-19, sfruttando la tecnologia Bluetooth Low Energy dello smartphone. Va da sé che questo esclude la possibilità di coinvolgere chi un cellulare non ce l'ha: bambini, anziani, persone che in generale non hanno dimistichezza con la tecnologia o che sceglieranno di non scaricarla per paura di problemi con la privacy, nonostante le recenti rassicurazioni anche da parte del premier Conte.

Come funziona
In soldoni, Immuni funziona così: ogni utente emetterà periodicamente un codice univoco (Id), che può essere ricevuto dai telefonini vicini, se anche i loro proprietari hanno scaricato l'app. Immuni richiederà agli utenti di aggiornare il proprio stato di salute (non si sa ancora bene come, forse un questionario simile a quello usato da AllertaLOM di Regione Lombardia) e, solo in caso di persone positive al Sars-CoV-2, sarà lanciato un alert anonimo per avvisare chi è stato a contatto con il malato.

Chi c'è dietro
Bending Spoons, che ha sede a Milano, conta 150 dipendenti e nel 2019 ha fatturato 90 milioni di euro. Fondata da cinque giovani nel 2013, in breve tempo si è affermata tra le più influenti a livello europeo, soprattutto per merito di LiveQuiz, un'app che consente di giocare e aggiudicarsi piccole somme di denaro. Il bresciano Davide Dattoli, fondatore di Talent Garden e chiamato a far parte della task force di 74 esperti che hanno analizzato le proposte arrivate, l'ha definita in un lungo post sui suoi canali social «una realtà fuori dal comune (...). A inizio marzo ha donato un milione di euro alla protezione civile, tanto quanto Giorgio Armani. Avevamo tante possibilità, abbiamo forse per la prima volta in Italia scelto la migliore in assoluto. Conosco personalmente i fondatori, trentenni e super brillanti».

Come è stata selezionata

La ministra Pisano il 24 marzo ha lanciato il bando Innova Italia, a cui hanno risposto più di 300 candidati nei tre giorni di tempo disponibili. La task force di esperti ha scremato i progetti fino a individuare una rosa di cinque nomi, tra i quali c'era anche l'app TrackmyWay della bresciana Antares Vision. La gravità dell'emergenza sanitaria e la pressione sulle tempistiche di sviluppo ha portato Arcuri ad annunciare la scelta di Immuni a metà aprile. Una fretta che ha suscitato delle perplessità, soprattutto perché gli esperti avevano consigliato - come è d'abitudine in questo tipo di situazioni - di sviluppare contemporaneamente almeno due soluzioni. Oltre a Immuni, infatti, la commissione aveva indicato come ottimale anche CovidApp, che però pare fosse in uno stato meno avanzato.

Gli intoppi
Perché allora Immuni non è ancora pronta? Parte del rallentamento è dovuta ad alcuni approfondimenti tecnici che il governo ha ritenuto necessari, in primis quelli che riguardano la privacy e l'archiviazione non centralizzata dei dati. Per questo, nel progetto sono state coinvolti Sogei e PagoPa, che sono due società pubbliche.
A cambiare le carte in tavola, forse in meglio, è poi arrivato l'annuncio di Apple e Google, che modificheranno i loro sistemi operativi per facilitare l'uso della tecnologia Bluetooth, facendo dialogare iOs e Android. Un'assoluta novità, che ha richiesto il perfezionamento del lavoro fatto finora.

E ora?
In vista del lancio prima dell'estate, ci sono diversi aspetti da approfondire. Non è ancora chiaro ad esempio se e come i dati di Immuni saranno integrati con il sistema sanitario nazionale per gestire le verifiche mediche. Si sa che non sarà né nominale né obbligatoria, ma non si capisce se l'esistenza di altre app a livello territoriale possa rendere frammentati e dunque inefficaci i risultati. Infine, restano da capire alcuni aspetti di sicurezza informatica - come sottolineato da Wired - e verificare se al pari dell'accellerata di sviluppo della soluzione tecnologica sia stata ponderata anche una spinta in avanti a test sierologici e tamponi, parti fondamentali dello scacchiere della lotta agli eventuali nuovi focolai.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato