Italia e Estero

Tortura in carcere, chieste condanne fino a 5 anni e 8 mesi

Incappucciato con un federa, messo pancia a terra con uno sgambetto e poi preso a pugni sul volto e sul costato, calpestato con gli scarponi, trattenuto alcuni minuti per braccia e gambe dagli agenti della polizia penitenziaria. Poi denudato e sollevato di peso, sempre col cappuccio in testa, fino ad essere trascinato in cella, Il pestaggio subito da un 40enne detenuto tunisino, il 3 aprile in un corridoio di un carcere italiano, l'istituto di Reggio Emilia, è documentato dai video delle telecamere interne, finiti agli atti dell'inchiesta chiusa dalla Procura reggiana a carico di 10 agenti, otto accusati di tortura, 9 Febbraio 2024. ANSA/PENITENZIARIA
Incappucciato con un federa, messo pancia a terra con uno sgambetto e poi preso a pugni sul volto e sul costato, calpestato con gli scarponi, trattenuto alcuni minuti per braccia e gambe dagli agenti della polizia penitenziaria. Poi denudato e sollevato di peso, sempre col cappuccio in testa, fino ad essere trascinato in cella, Il pestaggio subito da un 40enne detenuto tunisino, il 3 aprile in un corridoio di un carcere italiano, l'istituto di Reggio Emilia, è documentato dai video delle telecamere interne, finiti agli atti dell'inchiesta chiusa dalla Procura reggiana a carico di 10 agenti, otto accusati di tortura, 9 Febbraio 2024. ANSA/PENITENZIARIA
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REGGIO EMILIA, 25 NOV - Al termine di quattro ore di requisitoria, la pm Maria Rita Pantani ha chiesto condanne per i dieci agenti di polizia penitenziaria imputati nel processo sul pestaggio, subito da un detenuto in carcere a Reggio Emilia, il 3 aprile 2023: cinque anni e otto mesi per un poliziotto accusato di tortura lesioni e falso, cinque anni per sette agenti accusati di tortura e lesioni e due anni e otto mesi per altri due, che rispondono solo di falso. Il detenuto tunisino fu incappucciato con una federa stretta al collo, sgambettato, denudato e picchiato con calci e pugni, anche quando era in terra, e calpestato. Poi fu portato in cella, nuovamente picchiato e lasciato nudo dalla cintola in giù per oltre un'ora, malgrado nel frattempo si fosse ferito e sanguinasse. Tutto è stato documentato da un video delle telecamere interne al carcere, agli atti dell'inchiesta, mostrato durante la requisitoria nell'aula a porte chiuse dove si celebra il processo in rito abbreviato davanti alla Gup del Tribunale di Reggio Emilia, Silvia Guareschi. La pm ha definito quanto successo in carcere "una azione brutale, punitiva preordinata, di violenza assolutamente gratuita" e ha spiegato che le lamette (che avrebbe avuto con sé il detenuto) non sono mai esistite e sono state utilizzate solo per costruire una linea difensiva.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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