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Tornano in ospedale medici e infermieri non vaccinati contro il Covid-19

Da ieri non è più in vigore l'obbligo vaccinale. Lo ha stabilito un decreto del Consiglio dei ministri di Giorgia Meloni
Un reparto di Terapia intensiva in un ospedale a Roma - Foto Ansa/Giuseppe Lami © www.giornaledibrescia.it
Un reparto di Terapia intensiva in un ospedale a Roma - Foto Ansa/Giuseppe Lami © www.giornaledibrescia.it
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Da oggi, 1 novembre, i sanitari non vaccinati contro il coronavirus possono tornare a lavorare nelle strutture di appartenenza. Si tratta di circa quattromila professionisti (in Lombardia erano inizialmente quattrocento), anche se i numeri si sono ridotti nei mesi perché diversi sanitari anche nel Bresciano hanno ottemperato all’obbligo vaccinale per il personale delle strutture sanitarie, che dal 31 ottobre non è più in vigore. Sarebbe dovuto scadere il 31 dicembre, ma la fine è stata anticipata lunedì con uno dei primi provvedimenti del Consiglio dei ministri di Giorgia Meloni.

Il governo ha spiegato la decisione con la necessità di colmare le carenze di personale negli ospedali. «Lo stop dall'1 novembre all'obbligo vaccinale non rappresenta una scelta no-vax bensì - hanno spiegato Meloni e il ministro della Salute Orazio Schillaci -, a sostegno del Servizio sanitario nazionale e che tiene conto del mutato quadro epidemiologico. Questa norma ci consente di prendere quattromila persone e rimetterle subito al lavoro». 

Il ministro ha spiegato che l'anticipo della fine dell'obbligo vaccinale, già scaduto lo scorso 15 giugno per le altre categorie, è motivato innanzitutto dal quadro epidemiologico che oggi «è mutato: l'impatto del Covid sugli ospedali continua ad essere limitato e c'è una diminuzione dell'incidenza dei casi». Per Schillaci, il reintegro dei sanitari non vaccinati contro il Covid-19 permette di far fronte alla carenza di personale medico e sanitario negli ospedali, «che deriva da una programmazione sbagliata negli ultimi 10 anni» e che ha portato a ricorrere sempre di più a «medici extracomunitari» o ai medici «a gettone che percepiscono emolumenti pari da 2 a 5 volte quelli dei medici nel Ssn». 

La misura ha ricevuto subito forti critiche dalle opposizioni ma anche da enti esterni al governo, come la Fondazione Gimbe. Si è fatto notare che un problema strutturale come la carenza cronaca di personale sanitario non sarà certo risolto anticipando di due mesi la fine dell’obbligo vaccinale, sottolineando come la scelta del Consiglio dei ministri sia più che altro una mossa propagandistica che nella pratica cambierà poco la situazione.

Resta poi da capire le mansioni che svolgeranno medici e infermieri non vaccinati. Dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed è già arrivata la richiesta di «non assegnare i medici e sanitari non vaccinati contro Covid-19, e reintegrati negli ospedali, ai reparti con pazienti fragili maggiormente a rischio». Il decreto approvato ieri dal Cdm che abolisce l'obbligo vaccinale per il Covid-19 per le professioni sanitarie a partire da oggi, 1 novembre, «è stato fatto senza il coinvolgimento delle parti sociali - afferma il presidente di Anaao Assomed Pierino Di Silverio - e non risolve assolutamente il problema della carenza di medici negli ospedali». 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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