Toghe nella bufera e rivoluzione Anm: Bonamartini vice segretario
Cesare Bonamartini, 49 anni, da 10 giudice a Brescia, è stato nominato nuovo vice segretario dell’Anm, l'Associazione nazionale magistrati. È tra i magistrati eletti dopo dopo le dimissioni del presidente Pasquale Grasso, che ha lasciato per la bufera che ha travolto la magistratura dopo l’inchiesta sui presunti complotti per le nomine nelle Procure italiane.
Con una manciata di riunioni durate poche ore, l' Anm volta pagina e si affida alla guida del pm milanese Luca Poniz. Il nuovo presidente sarà il leader del «sindacato» delle toghe nel difficile cammino per sgomberare il campo dall'ombra lunga dell'inchiesta di Perugia che lo stesso Poniz, della corrente progressista Area, ha definito «la notte della magistratura» e tra i primi punti della sua agenda c'è proprio lo stop alle «porte girevoli» tra politica e magistratura.
Continua l'effetto domino dello scandalo che ha sconvolto il Csm, e questa volta a dare le dimissioni è stato il potente segretario di Magistratura Indipendente, Antonello Racanelli, anche lui «vittima» del trojan inoculato nel cellulare di Luca Palamara.
In poche ore la rappresentanza dei magistrati italiani, alla quale fanno riferimento quasi il cento per cento delle toghe, ha spinto sull'acceleratore del nuovo corso. Andandosene, avendo constatato che non c'era consenso alla sua permanenza a capo dell' Anm nonostante si fosse dimesso da Mi, l'ex presidente Pasquale Grasso, dopo un accorato intervento e annunciando le
dimissioni, ha parlato del manuale Cencelli riferendosi ai nuovi assetti di vertice.
Via infatti dalla giunta Magistratura Indipendente, che paga la sua linea morbida con i consiglieri del Csm rimasti invischiati nella «bufera delle procure» i quali ha dato l'ordine di scuderia di rimanere al loro posto anzichè chiederne le dimissioni. Porte aperte all'ingresso di Autonomia e Indipendenza, la corrente dell'intransigente Piercamillo Davigo, con Cesare Bonamartini, giudice a Brescia, nuovo vicepresidente. Resta dove era, come segretario, Giuliano Caputo di Unicost, pubblico ministero a Napoli. La sua corrente pur avendo tra gli iscritti Luca Palamara, indagato per
corruzione e tessitore delle trame per la procura di Roma, è premiata per averlo subito isolato e aver spinto per le dimissioni dei suoi consiglieri al Csm, Luigi Spina - anche lui indagato a Perugia per favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio - e Gianluigi Morlini. Unica donna nel gotha delle toghe, è Alessandra Salvadori di Unicost, presidente di sezione al Tribunale di Torino, a lei la vicepresidenza dell' Anm.
Nell'ora in cui la questione morale ha proporzioni «gigantesche» - ha detto Poniz - sarà un caso, ma le redini del sindacato sono state messe in mano a magistrati che lavorano lontano da Roma. E dalle sue notti carbonare, nelle quali Luca Lotti a processo per Consip, Cosimo Ferri, Palamara e cinque
toghe del Csm - tra loro quelle di Mi Corrado Cartoni, Luigi Lepre, e Pasquale Criscuoli, l'unico non dimessosi - cercavano di pilotare le nomine per la successione del Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.
Ma brigavano anche per le poltrone di Perugia, Brescia e Torino. Un vizio contro il quale si è subito scagliato Poniz. «C'è una gigantesca questione morale che investe la magistratura - ha detto il neopresidente dell' Anm - e
non per quel fango che è emerso dalle intercettazioni. Dobbiamo ripensare alla degenerazione del correntismo e del carrierismo, alle progressioni di carriere, si è creata una brama di carriera con magistrati che si sono costruiti appositi percorsi». Rivolto all'esclusa Mi, Poniz ha teso la mano per il futuro: «Quello che emerge da questa vicenda è un percorso lungo e doloroso. Non è un regolamento di conti ma una riflessione politica e credo ci vogliano i tempi perché questa maturi, se e quando maturerà tutta la giunta sarà felice di ridisegnarsi».
Dalle ultime intercettazioni rese note è emerso che Racanelli, procuratore aggiunto a Roma e artefice dei cinque posti guadagnati da Mi al Csm, sapeva dell'esposto presentato dal pm di Roma Stefano Fava contro Paolo Ielo, braccio destro di Pignatone e titolare del processo Consip. Avrebbe dato il suo benestare al piano di Palamara e soci per screditare Ielo e portare a capo della Procura capitolina Marcello Viola, attuale procuratore a Firenze, mettendo all'angolo le candidature di Giuseppe Creazzo e Francesco Lo Voi. «Posso affermare con certezza che non ho mai parlato con Fava dell'esposto e che ne ho parlato con Palamara come con altri colleghi dell'ufficio, tra cui lo stesso procuratore Pignatone. Mi auguro che sia fatta piena luce sulle numerose vicende che sembrano emergere dalle intercettazioni e che riguardano altri colleghi», ha detto Racanelli.
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