Test sierologici, il Tar boccia l'accordo Diasorin-San Matteo
Il Tar della Lombardia, con sentenza depositata stamattina, ha annullato gli atti amministrativi formati dalla Fondazione San Matteo di Pavia ed il conseguente contratto stipulato con la Diasorin, multinazionale con sede a Saluggia (Vercelli), per la validazione clinica dei test sierologici poi utilizzati da Regione Lombardia a partire dal 23 aprile scorso.
I giudici amministrativi, accogliendo il ricorso dell'azienda concorrente di Lodi, la Technogenetics, rappresentata dallo studio legale Abiosi, hanno rilevato l'alterazione della concorrenza poiché, si legge nella sentenza, «mediante l'accordo, il Policlinico ha consentito ad un particolare operatore economico, scelto senza il rispetto di alcuna procedura ad evidenza pubblica, ancorché non tipizzata, di conseguire un nuovo prodotto, che rimane nell'esclusiva disponibilità e commerciabilità dell'operatore stesso».
Il Tar ha anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Corte dei Conti poiché «la Fondazione San Matteo ha impegnato risorse pubbliche, materiali ed immateriali, con modalità illegittime, sottraendole, in parte qua, alla loro destinazione indisponibile».
I test sierologici, ossia quelli che rilevano la presenza di anticorpi dopo un'infezione da Covid, sono iniziati in Lombardia il 23 aprile. Il San Matteo di Pavia, in particolare, ha effettuato la validazione testando i prodotti della Diasorin per vedere se erano affidabili. E tra l'ospedale e la multinazionale è stato siglato un contratto proprio su questa validazione, un accordo che prevede che la società versi una royalty dell'1% per tutti i test venduti nel mondo (Lombardia esclusa), soldi che, poi, il San Matteo avrebbe usato per la ricerca. Contratto annullato oggi dai giudici che lo hanno dichiarato «inefficace».
Allo stesso tempo, TechnoGenetics ha presentato anche un esposto in Procura (è stata aperta un'inchiesta a Milano) contro l'affidamento diretto da parte della Regione alla Diasorin della sperimentazione dei test. Nella denuncia, in particolare, si contesta la legittimità dell'accordo esclusivo del 26 marzo tra Regione, Diasorin e ospedale sul progetto sviluppato dalla stessa società piemontese.
Secondo la prima sezione del Tar della Lombardia, presidente Domenico Giordano, Diasorin «ha acquisito un illegittimo vantaggio competitivo rispetto agli operatori del medesimo settore, perché ha potuto contare in modo esclusivo sul determinante apporto di mezzi, strutture, laboratori, professionalità, tecnologie e conoscenze scientifiche messe a sua esclusiva disposizione dalla Fondazione» San Matteo di Pavia.
L'accordo, scrive il Tar, «non è diretto ad una mera validazione di prodotti finiti, ossia ad un'attività che il San Matteo potrebbe riprodurre in favore di altri operatori, ma alla realizzazione di kit e prodotti che sono venuti ad esistenza solo per effetto delle attività svolte dal Policlinico San Matteo in base all'accordo e dietro compenso». Una volta creati «i nuovi prodotti e conseguita la certificazione CE, il vantaggio competitivo di Diasorin si è consolidato, in quanto la società è stata in grado di brevettare, produrre e immettere sul mercato prodotti innovativi, realizzati grazie al determinante intervento della Fondazione pubblica».
Il contratto, si legge sempre nella sentenza, «è stato affidato in violazione dei principi interni e comunitari», mentre avrebbe dovuto esserci «una procedura coerente con i principi di trasparenza, proporzionalità, pubblicità, imparzialità, parità di trattamento», principi «del tutto disattesi nel caso di specie».
La risposta dell’azienda non si è fatta attendere. Diasorin «accoglie con sorpresa la pronuncia del Tar della Lombardia che, evidentemente, non ha correttamente interpretato la natura dell'accordo intercorso con il San Matteo», si legge in una nota. «La società ribadisce di avere sempre operato nell'ambito della correttezza e del pieno rispetto delle regole e di aver già dato ai propri legali mandato di proporre immediatamente appello avanti il Consiglio di Stato».
In particolare, la Diasorin S.p.A. secondo quanto precisa una nota dei legali dell'azienda, contesta il fatto che «che il contratto oggetto della sentenza del Tar Lombardia riguardava la validazione clinica di un nuovo test IVD già sviluppato, quale fabbricante, dalla DiaSorin S.p.A. essendo tale validazione necessaria per ottenere la certificazione CE prodromica alla sua commercializzazione». Tema attorno al quale verterà con ogni probabilità l'appello preannunciato.
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