Teddy: vive cento minuti e dona i reni
È durata 100 minuti, la vita di Teddy, nato a Cardiff, con una malformazione al cervello. Ma è stato un tempo sufficiente a lasciare una traccia profonda. Nel cuore dei suoi genitorie nel futuro della persona a cui i suoi piccoli reni hanno ridato una speranza.
I giornali britannici ne parlano con toni commossi come del donatore di organi più giovane della storia. Si è trattato di un trapianto ai limiti del possibile per la scienza medica, voluto fortemente dalla mamma e dal papà per dare un senso ulteriore a quella vita brevissima. L’operazione è stata condotta tra Cardiff e Leeds, dove si era individuata la persona destinata a cogliere l'opportunità di salvezza: un paziente adulto. E l’impianto, a quanto pare, ha avuto successo. «Ha vissuto ed è morto come un eroe, è impossibile spiegare quanto siamo fieri di lui», ha sussurrato con la voce incrinata il padre del piccolo.
Ma la protagonista di questa storia, accanto a Teddy, è stata Jess, la giovane mamma. Era in attesa di due gemelli quando qualche mese fa le fu annunciato che solo uno, salvo miracoli, sarebbe sopravvissuto: l’altro era quasi certamente condannato da un’anencefalia. Alla nascita, la diagnosi ha trovato conferma.
«Abbiamo subito pensato - ha raccontato Jess - che se avessimo potuto avere un solo momento con lui, sarebbe stato il tempo più prezioso della nostra vita». E così è andata. A documentarlo ci sono le immagini di quei minuti che la madre e il padre hanno trascorso vegliando entrambi i gemelli neonati in ospedale, prima che il destino di Teddy si compisse. Quindi, il via libera al trapianto, deciso da tempo. «La donazione è qualcosa che ho sempre sentito come importante fin da bambina», ha spiegato la madre. Sono stati «momenti di tristezza e di felicità», ha riferito un’infermiera chiamata a seguire le fasi successive al parto e quelle della preparazione per l’espianto. Minuti in cui i sentimenti si sono inevitabilmente intrecciati in un groppo impossibile da sciogliere.
Diversi medici britannici interpellati in proposito non hanno il minimo dubbio che i due giovani genitori gallesi abbiano fatto la cosa giusta. E incoraggiano adesso altri a seguirne le orme.
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