Italia e Estero

«Tampone da 48 a 72 ore? Una scelta politica, non scientifica»

Così l'infettivologo Bassetti in merito alla possibilità di estensione della validità dei test rapidi
Un test rapido eseguito in uno stand allestito fuori da una farmacia (archivio) - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Un test rapido eseguito in uno stand allestito fuori da una farmacia (archivio) - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«Qualunque decisione venga presa di allungamento del tampone è una decisione politica, non è una decisione scientifica». Così Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, su Rai Radio1 a «Che giorno è» sull'ipotesi di allungare la validità del tampone rapido da 48 a 72 ore. «Il tampone già a 48 ore rischia di avere una finestra in cui uno potenzialmente se già infettato potrebbe essere diventato positivo, figuriamoci a 72 ore - ha detto l'infettivologo - non dimentichiamoci che il Green Pass non è stato introdotto per far diventare l'Italia un 'tamponificio' ma perché la gente si andasse a vaccinare. Se oggi avere il Green Pass vuol dire continuare a fare il tampone, finisce che la certificazione perde di significato ed è necessario quindi ripensarla, se non addirittura eliminarla».

Sul tema interviene anche il capo degli industriali, Carlo Bonomi, ribadendo la posizione degli imprenditori: «Confindustria, come sanno tutti, era favorevole all'obbligo vaccinale da molti mesi, ma il governo ha valutato che, a fronte di milioni di italiani che hanno scelto di non vaccinarsi, l'obbligo per legge era una soluzione troppo dirompente che la politica non poteva reggere». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Bonomi, intervenendo all'assemblea di Confindustria Reggio Emilia e sottolineando che «a quel punto il Green Pass sui posti lavoro era l'unica alternativa».

 Il numero uno degli industriali ha detto che dal 15 ottobre, quando entreranno in vigore le nuove regole sul Green Pass, «noi non accetteremo obiezioni, rinvii, diluizioni e aggiramenti», perchè «non ci vogliamo rassegnare ai 1.500 morti dell'ultimo mese, ma sembra che questi dati non se li ricordi più nessuno». In generale, facendo riferimento alle obiezioni di chi sostiene che i tamponi per chi lavora debbano essere gratuiti, Bonomi ha detto che «non bisogna neppure esporre al contagio e alla probabilità di morte i propri colleghi sul lavoro».

Inoltre, la mole di tamponi da eseguire ogni settimana, per coloro che sono ancora oggi sprovvisti della certificazione verde, sarebbe troppo onerosa in termine di produzione e di costi per le aziende, come fa notare il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, tornando ad evocare la necessità dell'obbligo vaccinale : «Il Green Pass per tutti i lavoratori finora ha prodotto un effetto modesto sulle vaccinazioni. Mi aspettavo di più in questo senso» sostiene Cartabellotta, intervenuto ai microfoni della trasmissione «L'Italia s'è desta», su Radio Cusano Campus. «Se questi 4-5 milioni di lavoratori non si vaccineranno in questa settimana bisognerebbe fare 12-15 milioni di tamponi a settimana e questo non sarebbe proprio fattibile perché non abbiamo questa capacità produttiva - aggiunge - la soluzione è che questi 4-5 milioni di lavoratori si vadano a vaccinare oppure bisognerà andare verso un obbligo vaccinale». Cartabellotta sottolinea: «Oggi abbiamo raggiunto una percentuale importante di vaccinati, forse anche inimmaginabili fino a qualche mese fa. Bisogna però anche tenere conto che oggi abbiamo 8,4 milioni di italiani over 12 senza nemmeno una dose, tra questi ci sono 4-5 milioni in età lavorativa».

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