Sulla Fase 2 ancora solo ipotesi, preoccupa il caso Lombardia
Quando inizierà la Fase 2 dell'emergenza Covid 19 «noi ci faremo trovare pronti», assicura il commissario Domenico Arcuri. Anzi, per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale il manager chiamato da Palazzo Chigi garantisce: «Noi siamo pronti per dotare il territorio italiano anche oggi».
Mascherine e ventilatori polmonari, insomma, ci sono; per i test sierologici e la app per tracciare i contatti bisognerà invece aspettare ancora, giorni o settimane. I dati comunque inducono ancora alla prudenza, nonostante il trend di lenta discesa con il calo di ricoverati nelle terapie intensive e delle vittime. La Lombardia, in particolare, conta 1.246 nuovi casi contro i 1.041 di ieri e un terzo del totale dei nuovi contagiati (con il Piemonte si arriva a oltre il 50%).
La politica intanto ragiona sui tempi della Fase 2: l'orientamento che sembra emergere esclude una riapertura per macroregioni, fanno sapere fonti autorevoli di governo. Ma nemmeno ci sarà un «liberi tutti» dal 4 maggio, giorno di scadenza del Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) che ha prorogato le misure di isolamento e distanziamento sociale. Più probabile che si vada verso riaperture progressive, a partire già nei prossimi giorni ad esempio con mobilifici e parti del settore moda. Per l'agognata riapertura dei bar bisognerà aspettare fine maggio.
Uno dei temi principali legati alla ripartenza del Paese è la disponibilità dei test sierologici e la loro somministrazione a un campione significativo di popolazione, per stabilire la percentuale di immuni e il grado di diffusione del virus. Ai primi 150mila test «il bando di gara prevede la possibilità di aggiungerne altri 150mila - dice Arcuri -. L'obiettivo è una dotazione ampia e stabile a tutte le regioni che la chiedono».
Altro tassello fondamentale per la ripartenza è la app di contact tracing che sarà presto testata in diverse aree del Paese, verosimilmente una al nord, una al centro e una al sud. «L'applicazione sarà solo volontaria, nessuno sarà obbligato a installarla sul telefono mobile - dice il commissario -. Ci aspettiamo che un numero molto alto di cittadini lo faccia. Gli esperti ci dicono almeno il 70%, per dargli un significato importante».
Qualsiasi decisione politica sulla Fase 2 farà i conti con i dati della pandemia. E con il monito dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms): saranno «inevitabili nuovi focolai» anche dopo la riapertura, dovranno essere individuati in tempi rapidi, ricorda il vicedirettore Ranieri Guerra. «Serve rafforzare il controllo del territorio con controlli e tamponi a domicilio», ammonisce.
I numeri intanto, nel primo giorno senza conferenza stampa alla Protezione civile, mostrano un trend sempre costante in calo nelle terapie intensive (-79) e nei nuovi ricoveri (-779). Prosegue l'andamento positivo delle guarigioni (+2.200, per un totale di quasi 45 mila) e le vittime con 482 unità fanno registrare il dato più basso degli ultimi 5 giorni. Risalgono invece i nuovi malati, che dopo gli appena 355 in più di ieri si impennano con un incremento di 809. In questo dato si inserisce il caso della Lombardia, la regione di gran lunga più falcidiata dal coronavirus. Se i decessi giornalieri scendono a 199, per la prima volta sotto i 200 da sei giorni, i malati sono 761 in più. Tanto da spingere in mattinata il commissario Arcuri a predicare «cautela e prudenza», perché «senza la salute e la sicurezza la ripresa economica durerebbe come un battito di ciglia». In Lombardia, fa notare, i morti per Covid 19 sono stati finora «5 volte quelli dei civili a Milano durante la Seconda Guerra Mondiale».
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