Italia e Estero

Suicidio assistito, primo via libera per un malato italiano

Il comitato etico dell'Asl Marche ha attestato che un 43enne paralizzato da 11 anni ha i requisiti per l'accesso legale al suicidio assistito
Flebo (foto di archivio)
Flebo (foto di archivio)
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Il comitato etico dell'Asl delle Marche (Asur) ha attestato che Mario (nome di fantasia di un tetraplegico immobilizzato a letto da dieci anni) possiede i requisiti per l'accesso legale al suicidio assistito

Il via libera è arrivato dopo due diffide legali all'Asur e l'aiuto offerto dall'associazione Luca Coscioni. Mario è il primo malato in Italia a ottenere il via libera al suicidio medicalmente assistito, dopo la sentenza «Cappato-Dj Fabo» emessa dalla Corte Costituzionale.

43 anni, è paralizzato dalle spalle ai piedi da 11 anni a causa di un incidente stradale in auto. Ha chiesto da oltre un anno all'azienda ospedaliera locale che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere, legalmente in Italia, ad un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze. 

«Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni» ha detto Mario, secondo quanti hanno riferito dall'associazione Coscioni. «Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno - dice in un video - può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni», e «condannarmi a una vita di torture. Si mettano da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza, ognuno si prenda le proprie responsabilità perchè si sta giocando sul dolore dei malati».

I commenti: Paola Bonetti, senatrice Udc

«Non credo che si possa parlare di vittoria per nessuno e neppure che ci si possa rallegrare perché un uomo morirà, dal momento che la sua vita è diventata troppo faticosa. Eppure tante testate giornalistiche oggi hanno messo in evidenza questa notizia drammatica con toni trionfalistici e questo per me è intollerabile. Mario potrà morire. La sua storia è nota alla opinione pubblica, perché più volte raccontata e utilizzata sia nel corso della raccolta firme per il referendum sull'eutanasia, sia durante l'attuale dibattito alla Camera sulla legge sull'eutanasia. Mario, dopo un grave incidente automobilistico, è immobilizzato da 10 anni e un anno fa, più o meno in coincidenza con la famosa sentenza Cappato pronunciata dalla Corte Costituzionale, aveva chiesto che fossero verificate le condizioni poste dalla famosa sentenza, per poter accedere, legalmente, all'eutanasia, anche se nella sentenza 242 del 2019 di eutanasia non si parla mai esplicitamente. Il Comitato etico dell'Asl da cui Mario è assistito ha dato il via libera al suicidio medicalmente assistito e Mario sarà il primo di questa triste vicenda, che sia ben chiaro non è l'affermazione della libertà di una persona che vuole morire, ma il fallimento di una società che non è stata in grado di prendersi cura di lui a 360 gradi, come sarebbe stato giusto.»

Lo afferma la senatrice Udc Paola Binetti che continua: «Secondo il Comitato Etico della ASL Mario rientrerebbe nelle condizioni stabilite dalla Consulta per l'accesso al suicidio assistito. Ma in realtà la famosa sentenza chiedeva al Parlamento di legiferare e di fatto la legge non c'è ancora. E la legge non c'è ancora non perché i parlamentari vogliano sottrarsi ad una indicazione della Corte costituzionale, ma perché si tratta di una materia delicatissima, come quella di ogni vita fragile, che esige anche una responsabilità sociale di alto profilo».

I commenti: Emma Bonino, senatrice Più Europa

«È sempre stato molto difficile strappare qualche diritto. Purtroppo questo Parlamento è peggio degli altri. La proposta di legge sull'eutanasia giace da quattro anni a prendere polvere. Il problema non è che non ci sia il tempo, è che non c'è volontà politica, è un tema ritenuto spinoso. E dunque in questa stagione di equilibri fragili va evitato non solo per ragioni ideologiche, ma proprio per motivi di sopravvivenza. Il PD? I diritti non mi paiono il terreno preferito da Letta».

Lo dichiara Emma Bonino, senatrice di Più Europa, in un'intervista a La Stampa. Sul tema del suicidio assistito e sul primo malato ad aver ottenuto il via libera al suicidio medicalmente assistito in Italia la senatrice spiega come «la situazione è questa: la legge non c'è, c'è una, anzi due sentenze della Corte, ma nessuna legge. Quindi per aiutare Mario io penso che bisogna trovare qualcuno che la applichi, intanto».

Per Bonino i referendum per legalizzare l'eutanasia potrebbero accorciare il sentimento di distanza ferale tra cittadini e politica. «Purtroppo - spiega la leader di Più Europa - so che non è l'urgenza di nessuno nelle prossime settimane mesi. Eppure, la raccolta delle firme, il raggiungimento così alto delle firme, è stato uno schiaffone per molti. E non erano telematiche, erano 700mila firme in cartaceo, amanuensi. Poi dicono che la gente, contestualmente, non va a votare. No, signori, forse alla gente la politica interessa, è la politica che fate e raccontate voi, che non interessa», conclude Bonino.  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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