Strappo di Salvini, il colloquio con Draghi: la Lega torna in Cdm
Un'ora di colloquio di Matteo Salvini con Mario Draghi e il ritorno della Lega in Consiglio dei ministri. Sembra rientrare così, dopo quarantotto ore, lo strappo consumato dal leader leghista sulla riforma fiscale, all'indomani della sconfitta elettorale.
Il presidente del Consiglio, dopo aver riunito la prima cabina di regia del Recovery plan, ribadisce che non intende farsi frenare: «È il momento di chiudere e i tempi iniziano a essere corti, abbiamo sempre mantenuto gli impegni e non intendo smettere ora», afferma. D'ora in poi convocherà due Cdm a settimana. Salvini incassa una nuova rassicurazione sull'intenzione di non alzare le tasse e garantisce di non voler far cadere il governo. Di più. Il leghista dice sì all'operazione di trasparenza avviata con la riforma del catasto: continua a chiedere modifiche al testo, ma i toni si placano di molto.
Le tensioni restano, la turbolenza rientra. Il leader leghista, che prima di incontrare Draghi vede il ministro Giancarlo Giorgetti, fa sapere che avrà con il premier un confronto ogni settimana. Palazzo Chigi parla di «clima cordiale e costruttivo». Insomma, si spazientisce Enrico Letta, Salvini ha fatto il «solito teatrino stancante».
La giornata del governo
Draghi convoca il segretario di via Bellerio in un varco di un'agenda fittissima. Partecipa al G20 dei Parlamenti, incontra Angela Merkel, riunisce la cabina di regia su scuola, università e ricerca, e a sera porta in Consiglio dei ministri riaperture per i luoghi di cultura e dello sport, e anche per le discoteche, più ampi di quanto fino a poche ore prima i ministri sperassero.
Al tavolo del Cdm sembra tornare il sereno, tutti soddisfatti: a fine riunione ministri e partiti fanno a gara a vantare la spinta maggiore del previsto alle riaperture. Si decide tenendo conto della curva dei contagi, sottolinea Draghi, ribadendo in pubblico il suo appello alla «minoranza» di chi ha «paura» a vaccinarsi, anche per effetto di disinformazione: «I vaccini sono sicuri» e «salvano vite», afferma. Solo grazie ad essi si può tenere al riparo «una crescita ancora fragile» e concentrarsi su un'attuazione onesta ed efficace del Recovery plan: «Sono certo - dice il premier con al fianco Merkel - che sarà un successo della società e dell'economia italiana, cresceremo molto di più, saremo più credibili» anche nel chiedere di rinnovare Next generation Eu.
Le prossime misure
Il presidente del Consiglio, che la prossima settimana potrebbe portare in Cdm nuove misure per il lavoro come quelle per i congedi dei genitori che hanno figli in dad, annuncia che per accelerare il Recovery arriveranno nuove misure di semplificazione e che entro fine mese sarà varata la legge sulla concorrenza. È difficile però che tra le norme ci sia anche la messa a gara di concessioni balneari e degli ambulanti: «Ci stiamo pensando, ci sono una serie di sentenze previste a breve e quindi è forse opportuno vederle queste sentenze».
Le posizioni della Lega
I leghisti, che sono contrarissimi all'intervento, per ora tirano un sospiro di sollievo. Ma non sono gli auspici, in salsa elettorale, dei singoli partiti, a guidare le scelte, ribadisce Draghi. Salvini, che aveva iniziato la giornata con dichiarazioni al vetriolo e la minaccia di smarcarsi anche sul decreto per l'ampliamento delle capienze, dopo il colloquio col premier si limita ad alcuni tweet di ben più sobrio tenore, rivendicando alcune richieste ma la richiesta di mettere per iscritto il no all'aumento delle tasse non compare più tra esse: «Incontro molto utile: un rapporto leale, franco e diretto risolve ogni problema e trova soluzioni», twitta. Dal Pd Peppe Provenzano afferma che il leghista è una «mina per la maggioranza». Gli azionisti della maggioranza scommettono che le intemperanze proseguiranno e all'interno della stessa Lega restano tensioni: Salvini vede Giorgetti con il governatore Massimiliano Fedriga, si prova a ritrovare una difficile unità.
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