Italia e Estero

Strappa burqua e spinge donna incinta giù treno, denunciato

Nel Fiorentino. Accusa è lesioni aggravate dall'odio razziale
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CALENZANO (FIRENZE), 23 LUG - Le avrebbe strappato il burqa dal volto, poi l'avrebbe strattonata e spinta fuori dal treno intimandole di non provare a salirci più. E' successo il 15 luglio alla stazione di Calenzano (Firenze) dove una donna, di origini marocchine e al settimo mese di gravidanza, si trovava in compagnia del figlio di 11 anni. La donna, che indossava il burqa che le copriva completamente il viso come impone la fede mussulmana, voleva prendere un regionale per raggiungere Firenze. Quando il convoglio ha accostato alla banchina e si è fermato, è salita insieme al figlio. Non ha fatto a tempo a mettere i piedi sul treno che le è andato incontro un uomo, 35 anni originario di Vaiano (Prato), che ha cominciato a inveire contro di lei a causa del burqa.

"La gente come voi qui non ci deve stare, hai capito?", le avrebbe gridato. Poi l'avrebbe strattonata e strappato il velo dal volto. Infine l'avrebbe spintonata fino a buttarla di sotto dal treno, ancora fermo in stazione. Il figlio, spaventato, si è messo a piangere e la donna, sotto choc, è scappata temendo per l'incolumità sua e del bambino. La scena è avvenuta sotto gli occhi del capotreno e di diversi testimoni. Secondo quanto riferito, la donna ha poi preso un altro treno ed è scesa alla stazione di Campo di Marte a Firenze dove ha sporto denuncia alla polizia ferroviaria. L'aggressore, un pendolare che tutti i giorni prende lo stesso treno per recarsi a Firenze al lavoro, è stato individuato e all'indomani è stato bloccato dagli agenti.

La procura di Prato, competente per territorio, ha aperto un fascicolo per lesioni e violenza privata aggravata dai motivi abietti e dall'odio razziale. L'uomo è stato riconosciuto e identificato grazie allo zaino che aveva con sé sia il giorno dell'aggressione e sia quello successivo. Anche le videocamere a bordo del treno e le testimonianze avrebbero confermato i fatti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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