Strage in discoteca, 15enne fermato: ipotesi furto di collanina
Ha solo 15 anni: a casa gli hanno trovato della droga ma nulla che al momento possa collegarlo a quanto avvenuto venerdì sera. Ha un nome e un volto il ragazzino che secondo alcuni testimoni avrebbe spruzzato dello spray urticante tra le centinaia di giovani che aspettavano Sfera Ebbasta nella Lanterna Azzurra di Corinaldo, provocando il fuggi fuggi che è costato la vita a 5 di loro e ad una mamma.
Il giovane è in stato di fermo per la droga trovatagli ieri mattina a casa, dove gli investigatori sono arrivati dopo averlo identificato solo in base alle testimonianze degli altri ragazzi che erano nel locale: non ci sono infatti né video in cui compare né immagini del momento in cui sarebbe stata utilizzata la bomboletta. Nei suoi confronti non sono dunque stati fatti atti formali per quanto accaduto venerdì sera: non è stato sentito e il suo nome non è ancora iscritto nel fascicolo aperto dalla Procura dei Minori per omicidio preterintenzionale.
SPRAY O GUASTO? Anche perché, è il ragionamento che fanno gli investigatori, non è ancora affatto una certezza che sia davvero stata utilizzata una bomboletta di spray. Il comandante provinciale dei Carabinieri Cristian Carrozza ha ripetuto per tutto il giorno che «quella dello spray non è l'unica pista da seguire». Alcuni testimoni, tra l'altro, hanno parlato di «un fumogeno» mentre non è ancora stata scartata la possibilità che «l'odore acre» sentito da tanti ragazzi sia stato provocato da una rottura dell'impianto che diffonde il «fumo bianco», quello che viene utilizzato nelle discoteche per creare l'effetto nebbia. Sono quanto saranno completati gli accertamenti tecnici - a partire da quelli sulla bomboletta spray ritrovata nel locale - sarà possibile dire con certezza cosa ha provocato quella sensazione urticante. Quel che è certo è che il minorenne verrà sentito nelle prossime ore, molto probabilmente già prima della conferenza stampa convocata dai magistrati per il primo pomeriggio.
L'IPOTESI DEL FURTO. Nelle scorse ore si è fatta spazio anche l'ipotesi investigativa che lo spray urticante fosse in realtà un diversivo per creare confusione e rapinare una catenina ad un ragazzino. A sostenere questa versione è la testimonianza di Marco Cecchini, dj alla Lanterna Azzurra, e figlio di Quinto, uno dei gestori, che venerdì sera era nel locale quando è scoppiato il panico poi sfociato in tragedia. Del furto di collanina e dello spruzzo di una sostanza urticante gli avrebbe raccontato la stessa vittima nell'imminenza dei fatti. Una versione ora al vaglio degli inquirenti.
I BIGLIETTI. Ma gli investigatori stanno continuando a lavorare anche sull'altro filone, quello che riguarda la sicurezza del locale e il numero di persone presenti e che coinvolge in primo luogo i titolari della «Magic srl», la società che gestisce la discoteca. Si tratta del rappresentante legale Francesco Bertazzi e dei due soci Quinto Cecchini e Carlantonio Capone: la loro iscrizione nel registro degli indagati sarebbe imminente. E intanto proprio sui biglietti venduti è nato un vero e proprio giallo. Ieri sia Conte sia Salvini, dopo aver parlato con chi sta indagando, avevano sostenuto che erano stati venduti 1.300-1.400 biglietti. Ma oggi il comandante provinciale dei Carabinieri ha fatto marcia indietro, fornendo una cifra decisamente più bassa. «I numeri forniti ieri si basavano sul numero delle matrici e ora dovremmo capire perché c'erano numeri così elevati - ha spiegato Carrozza -. In realtà i biglietti venduti sono stati 680, quelli staccati quasi 500. La capienza della sala del concerto è di 459 persone ed erano aperte le due sale al piano terra, mentre quella interrata non era fruibile».
GIALLO DEI NUMERI. Molto probabilmente neanche questi numeri sono quelli definitivi. Il dj e figlio di uno dei gestori, Marco Cecchini, che venerdì era alla Lanterna, parla di «800/900 persone». E diversi ragazzi, come loro stessi hanno raccontato, sono entrati senza avere il biglietto. «Mia figlia, 15enne, non ha comperato il biglietto, ma aveva prenotato un tavolo - racconta la madre Alessandra - fuori del locale un giovane addetto alle pr è passato a riscuotere i pagamenti, poi ha consegnato un braccialetto giallo per l'ingresso e un tagliando, senza marchi, per la consumazione. Lei e una sua amica sono entrate così».
LA SICUREZZA. C'è poi l'ultimo aspetto dell'indagine, quello che riguarda la sicurezza vera e propria del locale. Secondo il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, che ha concesso le autorizzazioni, «il locale era a norma» e aveva ricevuto l'autorizzazione «dopo una serie d'interventi per migliorare l'impiantistica della sicurezza». Lo accerteranno gli investigatori, che oggi hanno anche sentito Gianni Ermellini, il responsabile dei buttafuori dei locali. Perché una delle ipotesi che è ancora in piedi - e che anzi per i tecnici è quella più plausibile - è che la tragedia sia stata provocata da una serie di concause, tra le quali una pessima gestione della sicurezza.
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