Strage di Istanbul, la testimonianza: «È una città che resiste»
«Istanbul è una città che resiste a tutto quello che è avvenuto nel 2016, a tutto quello che questo popolo non si merita di subire. Ma non possiamo dire di essere sorpresi da quello che è accaduto».
A parlare è Valentina Elmetti, docente trentenne di Cerveno, da quattro anni di casa ad Istanbul.
«Per il Capodanno la stessa ambasciata americana aveva diffuso un’allerta. Pare strano da dirsi ma purtroppo siamo abituati a simili episodi» prosegue la giovane camuna, ricordando i numerosi attentati che si sono susseguiti negli ultimi mesi in Turchia.
Ultimo in ordine di tempo, prima di quello che ha funestato il Capodanno, quello che ha colpito lo stadio della megalopoli turca.
«A spaventare maggiormente - spiega Valentina - in questi ultimi due casi è il fatto che ad essere presi di mira siano quartieri tra i più moderni della città, quelli in cui peraltro è maggiore il numero di cittadini stranieri e occidentali in particolare che vi risiedono» dice la giovane di Cerveno.
Gli attentati come provano le ultime vicende colpiscono tutti: turchi, musulmani e stranieri. Per Valentina non sono gli stranieri ad essere obiettivo degli attentatori, ma il fatto che vengano colpiti anche i luoghi da loro frequentati non può non destare qualche preoccupazione. È il caso del Reina, il club in cui la stessa Valentina è stata ancora: «Il locale è tra i più belli della città, affacciato direttamente sul Bosforo, tra i più frequentati dai vip. Non mi sorprende che l'attentato sia avvenuto in quello che è probabilmente il locale in cui c'erano più persone la notte dell'Ultimo dell'anno, circa 700».
Lo stesso attentato allo stadio del dicembre scorso ha toccato da vicino la bresciana, che a Istanbul lavora come professoressa universitaria di lingua e cultura italiana: «In quell'occasione l'ateneo per cui lavoro ha perso una studentessa».
Molti stranieri in questi mesi hanno lasciato la Turchia, scossa dal golpe e dagli attentati. Ma la tentazione non sembra aver ragione della giovane docente di Cerveno: «Semmai può venirmi quando colgo la preoccupazione delle persone che mi sono care e che in Italia stanno in apprensione per me. Ma francamente mi spaventerebbe di più l'idea di andare via di qui, il luogo in cui ho una vita».
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